Il vero integratore naturale di stagione? L’albicocca

ALBICOCCA

Un concentrato di sali minerali e poi vitamine utili alla pelle e alla vista. L’albicocca, che ha appena fatto la sua comparsa sui banchi italiani, ha solo vantaggi per la nostra salute. Vediamo quali

Finalmente le temperature e il clima delle giornate si stanno adeguando alla stagione in corso, speriamo non si esageri, ma oramai l’estate è in arrivo e con lei la frutta ricca di sapori, profumi e colori sgargianti. L’albicocca è uno dei simboli di questa stagione: ricorda la fine della scuola, l’inizio per molti delle vacanze e insieme a pesca, ciliegie, nespole rende le nostre giornate più buone e colorate. Mai come oggi condividiamo il pensiero del pittore Vasilij Kandinskij, precursore dell’astrattismo pittorico, per cui “Il colore è un potere che influenza direttamente l’anima”. Purtroppo, oggi c’è bisogno di tanto colore per dare all’anima la forza di sopravvivere a quanto sta accadendo in tutto il mondo. L’albicocca ha mille origini e mille storie da narrare e, parafrasando Andy Warhol, avere la Terra senza rovinarla ci trasformerebbe nel migliore degli artisti che si possa desiderare di essere.

L’albicocca è un frutto del mediterraneo, i colori e i sapori sono tipici di questa parte del pianeta

FALSO L’albicocco è una pianta della famiglia delle Rosacee e appartiene allo stesso genere di piante come prugna, mandorlo, pesco ciliegio. Deriva dalla globalizzazione ante litteram con l’Oriente dovuta agli scambi commerciali. Alcuni conoscono l’albicocca con il termine “armellino” perché si credeva importata dall’Armenia da Alessandro Magno, ma è una pianta di origine russo-cinese importata dal generale Lucullo poco prima di Cristo e fu impiantata all’inizio in Sicilia, in Sardegna e sul fertile terreno del Vesuvio. Dobbiamo a Lucullo anche l’arrivo del ciliegio e, soprattutto, l’amore della tavola che origina il termine “luculliano” ovvero pranzare con abbondanza e fasto. Nel dialetto napoletano le albicocche sono chiamate “crisommele”. Per alcuni questo nome è dedicato ad una ninfa che fu rapita del dio Vulcano, ma che riuscendo a fuggire fu trasformata in un albero dai frutti color oro e molto profumati; questo mito giustifica la varietà delle albicocche tipiche del Vesuvio. Altra ipotesi, altrettanto affascinante, fa derivare “crisommele” dal color oro dei frutti dedicati al Re Creso, il più ricco re dell’antica Lidia. Il suo nome attuale origina dal latino praecoquus che significava primizia mentre i greci preferirono praikokion trasformato nell’arabo al-barqūq da cui albaricoque in spagnolo, abricot in francese e apricot in inglese. A ogni modo il frutto rappresenta un vero esempio di integrazione perché dove arriva, si radica e trova solo consensi anche grazie all’uso in tante ricette e preparazioni gastronomiche.

L’albicocca è un frutto dal punto di vista nutrizionale molto interessante

VERO Il suo colore arancione ricorda che contiene molti carotenoidi ed è uno dei colori più importanti perché si associa alla Vitamina A con 360 ug per etto e 1.100 ug per etto di carotenoidi ovvero il doppio rispetto a mango e pompelmo. L’albicocca è anche ricca di Vitamine del gruppo B e di Vitamina C con 10 mg per etto quanto la microalga spirulina in forma secca. Mediamente le albicocche forniscono 48 calorie per etto e circa 2 g di fibre oltre a circa 9 di zuccheri, fra cui il sorbitolo che è meno calorico del classico zucchero.  Non hanno livelli di sodio elevati mentre ogni 100 g ci forniscono di 260 mg di potassio ovvero quanto sedano, nespole o pomodori gialli, oltre a piccoli quantitativi di ferro, calcio e magnesio. Considerando che una frutto mediamente pesa fra i 30 e i 45 g, mangiando almeno tre frutti, possiamo facilmente fornire tutta la quota Vitamina A che ci occorre quotidianamente per i nostri fabbisogni soprattutto per la protezione degli occhi e della pelle. Un consiglio è di mangiare le albicocche quando ancora sono ben sode e mature per non perdere troppe delle sostanze salutistiche che tendono naturalmente a ridursi con la sovra maturazione. Sono frutti che non maturano dopo il loro acquisto per cui se li compriamo acerbi tali resteranno mentre scelti maturi e dal colore più arancione, possono restare in frigo anche 4-5 giorni senza grossi problemi. Le albicocche conservate in frigo, non devono però essere a contatto con altri alimenti ricchi di profumi o odori perché, non avendo una buccia consistente, tendono ad assorbire ciò che li circonda e così perdono parte del loro fascino. Facendo un iperbato della frase di George Sand “Il profumo è il ricordo dell’anima”, non possiamo che conservare il profumo di un’albicocca appena colta per averne il suo ricordo e non ci aiuterebbe certo un frutto senza profumo. Le albicocche per le donne cinesi favorivano la fertilità maschile; scientificamente dopo un paio di migliaia di anni il tutto è stato parzialmente confermato in uno studio del 2011 ma riferito soli ai grilli.

Mangiare delle albicocche non dà vantaggi alla nostra salute

FALSO In generale, mangiare della frutta è sempre un valore aggiunto che aggiungiamo alla nostra dieta quotidiana. Nel caso delle albicocche la presenza di Vitamina A, Vitamina C e dei carotenoidi aiuta a mantenere in forma gli occhi e avere una pelle più elastica. Inoltre, con l’estate alle porte, dà una difesa in più dall’esposizione troppo prolungata al sole. La ricchezza in beta-carotene e licopene delle albicocche aiuta a ridurre i livelli colesterolo cattivo (LDL) che è pericoloso per la salute del sistema cardio-circolatorio. Le albicocche contengono poco più di 0,5 mg per etto di ferro e questo le fa posizionare all’ottavo posto fra la frutta fresca e, sia pure tale quantità sia non elevata, comunque partecipa a contrastare l’anemia mentre il potassio presente combatte la spossatezza tipica di un’estate calda. In altre parole, sono un integratore completamente naturale ricco di sali minerali, acqua, fibre e vitamine, comodo da trasportare e certamente sensorialmente più gradevole da mangiare rispetto a una compressa.

Le albicocche non hanno nessuna controindicazione

VERO Non sono riportate prove scientifiche o casi in cui l’albicocca possa interagire con dei farmaci oppure essere sconsigliata per qualcuno. Al contrario è un frutto da suggerire anche a chi allatta o è in dolce attesa. Qualche caso di reazione allergica viene riportato specie in chi è già sensibile ad esempio alla pesca, del resto sono frutti dello stesso genere botanico per cui la cosa non stupisce. Le cose cambiano se prendiamo in esame i prodotti che derivano dal nocciolo dell’albicocca, il cosiddetto armellino, che può talvolta dare una certa ipersensibilità o scatenare delle dermatiti da contatto.

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I noccioli di albicocca possono dare altri prodotti interessanti

VERO Abbiamo imparato che il frutto è per molti vegetali uno specchietto per le allodole così da indurre con colori e profumi a essere mangiati e in questo modo permettere ai semi che contengono di essere trasportati involontariamente dagli animali in altri punti del campo. È una strategia comune per diffondere la specie, può avvenire con le api, con il vento, con gli animali ma l’importante per una pianta, che ricordiamo non ha gambe, è conquistare nuovi spazi. Il vero tesoro sono i semi che sono nel nocciolo legnoso dell’albicocca. Per qualcuno spaccare i noccioli o trovarli già aperti e mangiarne i semi, è una tentazione. Sono i semi a essere chiamati armelline, somigliano alle mandorle e se ne fa un discreto uso in pasticceria, dando ad esempio il sapore amarognolo agli amaretti, oppure per preparare liquori o per sostituire le più care mandorle. Come tutti i semi, contengono sostanze antiossidanti e antimicrobiche, tanti sali minerali e proteine circa 23 g per etto, ma forniscono anche oltre 600 calorie per etto dovute ai circa 50 grammi di grasso che sono presenti. Questa è la “dote” della nuova pianta così che il seme possa germogliare e originare una nuova vita. L’olio di semi di albicocca, ottenuto per premitura a freddo, è molto utilizzato in cosmetica per la protezione che fornisce alla pelle essendo elasticizzante, emolliente e protettivo e perché stimola la produzione di sebo quindi ottimo per chi ha una pelle molto secca.

I semi di albicocca sono del tutto innocui per la nostra salute

FALSO/VERO I semi di albicocca sono commercializzati senza grossi problemi, ma quelli delle piante di albicocca selvatica hanno un sapore amarognolo e possono creare dei rischi per la salute. Come per le mandorle, il sapore amaro deriva da una sostanza chiamata Laetrile, per altri Vitamina B17 e deriva dall’amigdalina presente all’1% nei semi. Questa sostanza produce acido cianidrico ed è ammesso il suo uso solo in Messico e pochi altri paesi per le sue attività antitumorali ad esempio negli epatocarcinomi, ma vari studi discutono questi risultati. L’amigdalina presente nei noccioli di albicocca amara si converte in cianuro che può causare nausea, febbre, mal di testa, insonnia, sete, letargia, dolori articolari e muscolari e nei casi estremi la morte. Gli studi indicano che possono essere letali da 0,5 a 3,5 mg di cianuro per chilogrammo di peso corporeo e l’EFSA ha stabilito un livello di sicurezza per un’esposizione una tantum di 20 ug per chilogrammo di peso corporeo ovvero 25 volte minore della dose letale riconosciuta in letteratura. Una curiosità che riguarda l’affermazione ben nota ai giallisti “l’odore di mandorle amare suggerisce che è stato avvelenato” è dovuta all’odore del cianuro, noto anche come acido prussico. Questa abilità olfattiva deriva dalla presenza di un singolo gene nel DNA dell’investigatore che gli consente di apprezzare l’odore di mandorle amare, gene che manca nella metà della popolazione per cui l’investigatore deve essere abile, ma anche geneticamente adatto.

Preferisco le albicocche secche, sono del tutto identiche a quelle fresche

FALSO Distinguiamo la frutta disidrata, ovvero frutta fresca a cui viene tolta la parte liquida, da quella candita che vede l’aggiunta di tanto zucchero. Se disidrata a bassa temperatura la frutta si conserva più a lungo, non perde minerali, fibre, né buona parte delle Vitamine, salvo la Vitamina C che è molto sensibile a questi processi e alcuni antiossidanti. Il vantaggio della frutta disidratata è nella maggiore concentrazione per cui con poco peso si introducono alte quantità di sostanze utili. Punto dolente è che anche le calorie si concentrano fino ad arrivare a 250  per etto di albicocche disidradate per cui il consiglio è di non abusarne. Nella scelta di albicocche disidratate se il colore è molto brillante può essere stato utilizzata dell’anidride solforosa (Codice E220) come sbiancante. Questo additivo può creare problemi alle persone asmatiche o in cura con farmaci cortisonici, ma a qualcuno provoca perdita dell’olfatto o del gusto oltre a dare mal di testa o  forme di allergia. Alcuni studi hanno dimostrato che l’anidride solforosa crea problemi all’assunzione di Vitamina B1 e B12 rendendo gli alimenti meno utili per la nostra salute.

Conclusioni

Il colore oro dell’albicocca è un segnale chiaro che la natura ci offre per apprezzare un frutto adatto a mille scopi, un vero scrigno di polifenoli, antiossidanti, vitamine, sali minerali e fibre. Frutto da apprezzare e da consumare nella sua giusta stagione e maturazione per ricevere il massimo dei suoi benefici. L’albicocca è l’incontrastata regina di confetture, succhi di frutta, ma recita il ruolo di attore dolce in molti piatti agrodolci abbinandosi a carni delicate come i tagli teneri di spezzatino dove si fa appassire. Emily Dickinson diceva “un fiore una volta appassito e ravvivato, diventa un fiore immortale” facciamo sì che le albicocche possano diventare un ricordo non solo a fine pasto. Per concludere, solo le albicocche e il loro profumo sono ammesse per la preparazione perfetta di una delle torte più buone e conosciute qual è la Sacher.