Così la scarsità dell’olio di girasole aumenta il rischio di frodi

OLIO GIRASOLE FRODI

La crisi ucraina ha determinato un crollo della disponibilità di olio di girasole. Molti governi, compresa l’Italia, hanno autorizzato l’uso di altri oli senza modificare l’etichetta. Tra frodi e allergeni non dichiarati la sicurezza alimentare è a rischio

La crisi ucraina causata dall’invasione dell’esercito russo ha prodotto una riduzione drastica dell’import di grano tenero e olio di girasole che sta mettendo in seria difficoltà l’industria alimentare, in affanno per trovare delle alternative. L’Italia dipende da Kiev per il 63% dell’olio di girasole che impiega in preparazioni alimentari e non solo e proprio per ovviare alla scarsità della materia prima il governo italiano, analogamente ad altri governi europei, di poter utilizzare altri oli vegetali senza modificare l’etichetta.

Allergeni e tabella nutrizionale: una soluzione transitoria

Si pone un problema nutrizionale: l’uso di un altro olio vegetale, come quello di arachidi, pone la necessità di segnalare il relativo allergene ma anche quello di adeguare la tabella nutrizionale visto che i diversi oli hanno differenti tenori di acidi grassi.

Il ministero della Salute, come ha ricordato il professor Alberto Ritieni in un articolo pubblicato sul nostro sito, ha posto la necessità di trovare soluzioni per le etichette degli alimenti che vanno aggiornate riportando gli ingredienti che sostituiscono l’olio di semi di girasole, proprio come prevede il regolamento UE 1169/2011. “In via transitoria, attendendo l’adeguamento progressivo delle etichette, i produttori potranno introdurre con getto d’inchiostro o degli adesivi una frase che indichi quali oli e/o grassi siano stati impiegati in sostituzione dell’olio di girasole, segnalando sempre l’eventuale presenza di allergeni. Di conseguenza anche i claim collegati alla presenza o all’assenza di determinati oli vegetali o i claim comparativi vanno modificati tenendo conto dei nuovi ingredienti e questo anche attraverso una etichettatura aggiuntiva e sempre per garantire la corretta informazione dei consumatori. Purtroppo, sempre in deroga e indicando la presenza di allergeni è anche possibile riportare nella lista degli ingredienti una generica indicazione della categoria oli e grassi vegetali seguita dalle origini vegetali potenzialmente presenti, in base alle disponibilità come ad esempio “oli e grassi vegetali (girasole, palma, mais, soia, ecc.)”. Il tutto si completa con avvisi, cartelloni, etc. che devono informare i consumatori delle modifiche che si sono apportate ai prodotti ora in vendita con queste speciali deroghe”.

Paraffina e grasso di pollo: le frodi dell’olio di girasole

Se sul piano dell’etichettatura si stanno trovando delle soluzioni (seppur non esaurienti), su quello delle frodi la scarsità della materia prima espone ancora di più un olio come quello di girasole ad adulterazioni. Scrive Foodnavigator: “In passato è stato riscontrato che l’olio di girasole è stato adulterato con oli commestibili e non commestibili. Alcuni degli adulteranti comuni sono l’olio di ricino e l’olio di paraffina. Sebbene siano disponibili metodi semplici per rilevare l’adulterazione, spesso i truffatori sono un passo avanti rispetto ai tester”.

Non solo. Nel 2017 scoppiò lo scandalo dell’olio di girasoleallungato” con grasso di pollo che coinvolse proprio l’Ucraina. In quell’occasione la frode si basava su un’infusione di 20% di grasso di pollo fuso, in olio di girasole approfittando della differenza di prezzo: da 900 dollari a tonnellata per l’originale olio di semi di girasole a 200 dollari del grasso animale.

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Lo scandalo non risulto nemmeno nuovo: già nel 2015 gli olandesi si erano insospettiti per gli elevati livelli di colesterolo e le aziende erano state costrette a seguire le direttive della Federazione Europea dell’Industria degli olii (FEDIOL), rafforzando i sistemi di controllo nelle fabbriche.