Un nostro lettore ci racconta di come i servizi di monitoraggio tramite cellulare e di server per le immagini forniti dall’antifurto Risco siano diventati improvvisamente a pagamento. Il parere dell’esperta di Konsumer Italia e la risposta dell’azienda
Un sistema antifurto che promette di controllare le riprese delle videocamere di casa anche dal cellulare e di stoccarle in un server dedicato, tutto gratuitamente, è un’ottimo vantaggio sulla concorrenza. Ma se, dopo un primo periodo, questi servizi diventano a pagamento, è comprensibile la rabbia dei clienti. È questa la storia che il lettore del Salvagente, Bruno De Laurentis, racconta al giornale.
Un contratto cambiato in corso
“Nel 2015 ho acquistato un antifurto della marca Risco Group modello Agility3” racconta il signor Bruno, che continua “L’antifurto è stato messo in opera e settato da un tecnico specializzato che ha rilasciato la conseguente dichiarazione di conformità. Tra gli altri elementi che mi hanno portato alla scelta di questo antifurto è stato decisivo il fatto che era previsto una Up gratuita per la gestione dell’antifurto dal telefonino, ed un data base, sempre gratuito e senza limite di tempo, per l’archiviazione delle segnalazioni di allarme e delle foto che l’antifurto scattava in caso di allarme”.
“Non è illegale?”
Ultimamente, però, racconta De Laurentis, la società che gestisce il servizio collegato all’antifurto acquistato segnala che non è più gratuito e quando tenta di accedere tramite telefonino al Cloud compare una videata con scritto: “questi servizi interattivi sono diventati un servizio in abbonamento. Per continuare a usufruire di questi servizi interattivi, inclusa l’app per smartphone, procedi con la sottoscrizione. Il pagamento verrà effettuato direttamente tramite il tuo account playstore“. Il costo dell’abbonamento è di 24 euro l’anno, ma il nostro lettore lo trova scorretto: “Ora non sono in grado di utilizzare l’antifurto perché alcune funzioni sono accessibili da parte dell’utente prevalentemente da telefonino ed in collegamento con il Cloud Risco. Naturalmente considero la cosa commercialmente scorretta ma è anche illegale?”.
Altre lamentele su Trustpilot
Il caso di Bruno non è isolato: sul portale trustpilot.com, specializzato in recensioni di aziende da parte dei consumatori, rispetto a Risco se ne trovano diverse molto negative proprio per il passaggio da gratis a pagamento. In una, l’utente M.M. scrive: “Io non so se hanno già raggiunto il fondo […] La questione della app a pagamento, prima gratuita, ha definitivamente squalificato la serietà dell’azienda, senza neppure entrare nel merito della bontà del prodotto”.
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Konsumer Italia: “Pratica potenzialmente scorretta”
A proposito della domanda di Bruno, sulla legittimità o meno della decisione di Risco, abbiamo interpellato Raffaella Grisafi, vicepresidente Konsumer Italia. “La pratica ha una potenzialità di scorrettezza ai sensi del codice del consumo nella misura in cui condizioni essenziali non note al momento dell’acquisto del servizio vengano modificate o peggio introdotte ex novo nel rapporto con il consumatore a maggior ragione nel caso in cui esse siano essenziale al godimento del bene/servizio acquistato. Peraltro – continua l’esperta – perché un professionista possa “manipolare” così un rapporto contrattuale è necessario che ciò sia previsto dal contratto stesso. Quindi qui si pongono due profili diversi: il comportamento tenuto in fase precontrattuale con una pubblicità che ha tratto in inganno il consumatore con la promessa di gratuità e l’aspetto squisitamente contrattuale. In questo secondo caso sarebbe necessario capire come è inquadrato il servizio contrattualmente, che collegamento c’era con l’antifurto ed eventualmente capire se ora questa modifica travolga l’intera operazione. Sicuramente ci sono gli estremi per una valutazione dell’Antitrust sulla correttezza della pratica commerciale posta in essere che, laddove smentita, fornirebbe gli strumenti al consumatore per poi far valere diritti specifici in sede civile”.
La risposta dell’azienda
Il responsabile di filiera di Risco Italia, Ivan Castellana, risponde al Salvagente: “Va fatta una premessa: Risco è una multinazionale israeliana che produce impianti di vigilanza e li vende a distributori che a loro volta li vendono agli installatori. Sono questi ultimi che li vendono ai consumatori. Dunque, nel caso specifico del vostro lettore, non so nel dettaglio che tipo di contratto abbia stipulato con l’installatore”. Detto questo, Castellana, va dritto al punto del passaggio da gratis a pagamento della loro app: “Chiaramente a nessun cliente fa piacere dover pagare per qualcosa che prima non pagava, ma nei termini e condizioni che il consumatore deve per forza approvare per utilizzare l’app, c’è sempre stato scritto che il servizio a pagamento, e l’azienda si riserva di farlo pagare. Per 10 anni abbiamo deciso di fornirlo gratuitamente, ora i costi crescenti per noi ci hanno spinto a chiedere 24 euro l’anno”. Insomma, secondo Castellana, non c’è stata alcuna variazione di termini di contratto. Per quanto riguarda il giusto preavviso nei confronti dei clienti che si sono visti cambiare le condizioni in corsa, il responsabile di filiera spiega: “Abbiamo comunicato ai distributori e agli installatori a marzo 2021 che a partire dal mese successivo, a distanza di sei mesi avremmo fatto pagare il servizio, dunque tutti quelli con cui abbiamo rapporti sono stati avvertiti abbondantemente in anticipo. In ogni caso, tornando al consumatore, l’uso o meno dell’app non sposta in nulla la sicurezza dell’impianto, che può essere utilizzato anche senza l’app”.