Nuovi ogm, sì dall’Ue alla gallina che non fa pulcini maschi

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Le uova e le galline ovaiole provenienti da galline transgeniche potrebbero essere commercializzate in Europa senza che queste debbano essere sottoposte a un processo di approvazione e, soprattutto, senza alcuna avvertenza in etichetta che indichi il trattamento subito. A denunciarlo sono Abl, l’Unione tedesca dei contadini, e Testbiotech che hanno diffuso il contenuto di una lettera che la Commissione europea ha inviato all’Ufficio  federale tedesco per la protezione dei consumatori e la sicurezza alimentare (Bvl) nel luglio 2021.

AbL e Testbiotech hanno in risposta inviato una lettera congiunta alla Commissione Ue, in cui sottolineano che la commercializzazione delle uova senza valutazione o etichettatura del rischio costituirebbe una violazione delle normative Ue. Insieme mettono in guardia contro una deregolamentazione della controversa tecnologia Crisp/Cas che avrebbe gravi conseguenze per i consumatori, i produttori di alimenti e i rivenditori.

Al centro della questione una modifica genetica – secondo la tecnica Crispr/Cas – che altera e galline in modo che nessun maschio possa schiudersi: un gene mortale viene trasmesso a qualsiasi prole maschio, questo ha lo scopo di uccidere gli embrioni maschili nell’uovo prima che si schiudano. Allo stesso tempo, la prole femmina si svilupperà normalmente in modo da poter essere utilizzata come galline ovaiole per la produzione di uova. Una questione a metà strada tra il benessere animale e la sicurezza alimentare.

La triste fine dei pulcini maschi

Oggi nella filiera industriale i pulcini maschi sono considerati inutili per due motivi. Per prima cosa non sono in grado di deporre le uova e poi non vengono allevati come polli da carne, perché  crescono meno rispetto ai comuni polli broiler proposti  dall’industria alimentare e quindi hanno dei costi  troppo elevati per il mercato. Per questo motivo ogni anno, in Italia ne vengono uccisi tra i 25 e i 40 milioni. Triturati vivi o soffocati, i pulcini vengono abbattuti nelle prime 24-48 ore dalla nascita senza l’utilizzo di tecniche di stordimento. Per questo motivo a dicembre scorso la Camera dei Deputati ha approvato a stragrande maggioranza, con il parere favorevole del Governo, con 359 favorevoli, 1 solo contrario, 32 astenuti, un emendamento proposto dalla relatrice Francesca Galizia (M5S) che introduce il divieto di triturazione dei pulcini maschi. Il divieto dovrà entrare in vigore entro cinque anni facendo dell’Italia il terzo paese a dire stop a questa pratica.

La denuncia: “Una deregolamentazione che spaventa”

“Il modo in cui la Commissione Ue sta gestendo questo caso è motivo di profonda preoccupazione: la lettera pubblicata potrebbe essere intesa come un’autorizzazione alla commercializzazione diretta delle galline ovaiole e delle loro uova nell’Ue senza che queste siano sottoposte a un processo di approvazione e senza etichettatura. L’introduzione delle uova nel mercato alimentare potrebbe passare del tutto inosservata”, afferma Annemarie Volling per l’AbL. “La Commissione annullerebbe completamente l’applicazione della normativa sugli ogm e del principio di precauzione. Se si verificasse un tale cambio di paradigma, anche la Commissione supererebbe seriamente la sua competenza”.

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Una preoccupazione che condivide anche Federica Ferrario responsabile campagna Ogm di Greenpeace: “Concordo pienamente con Testbiotech, che la lettera della Commissione potrebbe essere intesa come un via libera per la commercializzazione di galline ovaiole e relative uova nell’UE senza che queste siano sottoposte ad alcun processo di valutazione del rischio, approvazione e quindi senza etichettatura. Cosa che sarebbe un autogol di proporzioni micidiali”.

Il brevetto già depositato

Un brevetto è già stato depositato e potrebbe essere commercializzato a tempo debito in collaborazione con una società statunitense. I richiedenti il ​​brevetto affermano che la loro tecnologia è sicura al 100% e non ci sono transgeni nel genoma delle galline ovaiole. Queste affermazioni sembrano essere sufficienti per la Commissione Ue per esentare le galline ovaiole e le uova dall’obbligo di approvazione e di etichettatura. Tuttavia, non esiste una base giuridica per tale decisione.

Le regole europee

Le leggi europee richiedono che tutti gli organismi prodotti dai processi di ingegneria genetica (GE) debbano essere sottoposti a un processo di approvazione; devono inoltre essere tracciabili ed etichettati. Recenti risultati della ricerca di base evidenziano quanto sia importante applicare questi requisiti anche alla progenie di animali geneticamente modificati: i risultati forniscono prove che se gli animali sono ingegnerizzati con la tecnologia Crispr/Cas, la loro progenie potrebbe a sua volta soffrire di cambiamenti genetici non intenzionali associati a specifici rischi.

Sebbene la Commissione riconosca che i nuovi ogm possono innescare cambiamenti genetici non intenzionali, afferma anche che non è necessario esaminarli. Il caso delle galline ovaiole Crispr/Cas sembra indicare che la posizione ingiustificata della Commissione Ue è guidata da considerazioni e interessi politici nel commercio internazionale. “Da un punto di vista del benessere animale” spiega Gianni Tamino, professore emerito di biologia generale all’università di Padova, la procedura eviterebbe sofferenze ai pulcini maschi ma da un punto di vista della sicurezza non ci sono ragioni per cui le uova che subiscono una modifica non debbano essere seguire l’iter di approvazione europeo. Anche le nuove tecniche ogm, come la Crispr, seppur molto precisa – sottolinea il professore – non è esente da rischi”.