Pomodoro ai pesticidi, “ecco come Attianese corrompeva il controllore”

A maggio 2021 un’inchiesta dei carabinieri del reparto di Tutela agroalimentare (Rac) aveva gettato nell’occhio del ciclone l’azienda Attianese Spa, di Nocera Inferiore nel salernitano, portando a termine un maxi sequestro di conserve di pomodoro provenienti dall’Egitto, contaminate da alti eccessivi di pesticidi. Adesso, la Procura della Repubblica presso il tribunale di Nocera Inferiore emette dei provvedimenti restrittivi nei confronti dei vertici dell’azienda. Il Gip ha disposto infatti la custodia cautelare agli arresti domiciliari a carico di Pasquale Maria Terenzio Attianese, e la misura cautelare del divieto di dimora a carico di Daniele Mara Attianese, fratelli e soci contitolari ed amministratori dell’azienda di famiglia. Non solo: mette in luce il ruolo di un funzionario dell’Ispettorato addetto ai controlli sulle frodi, che avrebbe taciuto in cambio di favori di tipo economico e non solo.

L’italian sounding e i pesticidi

L’operazione, spiega la Procura della Repubblica, ha avuto origine dalle indagini che avevano portato il 26 maggio scorso sequestro preventivo d’urgenza di oltre 800 tonnellate di concentrato di pomodoro di origine egiziana contenente pesticidi oltre la soglia consentita e in parte già distribuiti sul mercato, “con richiamo all’italianità del prodotto, ingenerando negli acquirenti l’idea che l’intera filiera produttiva del doppio concentrato del pomodoro, a partire dalla materia prima, fosse di origine italiana”.

L’accusa di corruzione al funzionario dell’Icqrf

Le attività investigative, incluse intercettazioni ambientali, la testimonianza di persone informate dei fatti, appostamenti, analisi dei tabulati telefonici e accertamenti bancari, sostiene la Procura, “hanno riscontrato la corruzione” di Vittorio De Rosa (nel comunicato siglato con D.R.V), un funzionario pubblico all’epoca responsabile dell’Ispettorato della tutela e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf) di Salerno. “In particolare, – scrive la Procura – gli imprenditori, reiteratamente dal 2018, ricevevano dal citato D.R.V informazioni in relazione alle attività investigative volte a riscontrare la salubrità dei prodotti conservieri commercializzati su larga scala in molteplici stati esteri dalla S.p.a. oggetti d’investigazione, pattuendo in corrispettivo l’assunzione della figlia del predetto – con erogazione di correlati benefici economici – e del medesimo funzionario, D.R.V, da compiersi all’atto del suo pensionamento”.  Dopo le soffiate del funzionario, i titolari dell’azienda avrebbero provveduto a sostituire il prodotto normalmente destinato alla commercializzazione con altro confezionato appositamente per uscire “pulito” dai controlli sui residui di pesticidi.

Lo sfruttamento del lavoro

Inoltre, gli stessi titolari dell’Attianese Spa sono ritenuti dalla Procura della Repubblica responsabili, insieme al dipendente D.M. (anche lui raggiunto dalla misura cautelare di divieto di dimora), del reato di “intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. “In particolare, le vessazioni nei confronti dei lavoratori sottopagati in nero, che percepivano 4,35 euro all’ora, si sono anche concretizzate in turni massacranti di 43 ore consecutive di lavoro, con osservazione, videosorveglianza e controllo continuo anche del tempo di permanenza in bagno che, se ritenuto eccessivo, portava alla decurtazione della paga fino a annullare il pagamento per l’intera giornata lavorativa” scrive la Procura, che per tanto ha disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca della somma di 979mila euro, quale profitto del reato. A questo si aggiunge una sanzione da parte dell’Inps di Salerno di 275mila euro.