Così il bisfenolo (e non solo) contamina carne e zuppe in lattina

BISFENOLO

Le lattine sono un ottimo contenitore per gli alimenti ma il rischio di migrazione di sostanze tossiche – o potenzialmente tossiche – dalla latta al cibo è molto alto. Come ha dimostrato una recente attività di controllo del governo tedesco secondo se è vero che esiste un folto gruppo di prodotti non contaminati (tra questi ci sono frutta, verdura, latticini, oli vegetali) è anche vero che il latte di cocco, il pesce, la carne e i prodotti a base di salsiccia, nonché gli stufati e i piatti pronti sono troppo spesso risultati contaminati da livelli eccessivi di CdB, cyclo-di-BADGE. Si tratta di una sostanza chimica correlata al bisfenolo A da cui vengono prodotte resine epossidiche per rivestimenti.

“Finché si esauriscono gli avanzi di lattine più vecchie o si continua a produrre merci all’estero secondo i vecchi standard, il problema del CdB è il nostro compagno” si legge nelle note a margine del documento anche se – sottolineano dal ministero – si può notare una tendenza decrescente perché i contenuti problematici sono in media meno comuni rispetto a 3 anni fa.

I controlli

Dal 2014 il governo tedesco esamina continuamente alimenti in lattina per verificare la presenza di 18 diversi bisfenoli e loro derivati. Finora sono stati esaminati 422 campioni. La buona notizia è che non è mai emersa nessuna contaminazione delle formule infanzia. Diverso il discorso per il latte di cocco oppure per la panna, le zuppe: in questi casi la contaminazione è molto frequente.

Oltre al bisfenolo, le analisi hanno evidenziato la presenza di CdB con livelli fino a 1100 µg/kg (15 su 33 campioni positivi dal periodo 2016 al 2021). Questo non è un problema con le normali quantità di consumo, ma è meglio astenersi da un consumo eccessivo regolare. Le lattine prodotte e riempite in Europa erano esenti da problemi, mentre quelle importate dall’Asia erano più spesso contaminate. La situazione con salsiccia/carne in scatola, pesce in scatola e stufati è ancora meno soddisfacente. Poiché questi prodotti vengono consumati in quantità maggiori, i valori limite derivati ​​per CdB sono di conseguenza inferiori (ad es. pesce 720 µg/kg, carne e insaccati 450 µg/kg, stufati e piatti pronti 225 µg/kg). Dal 2016 testiamo pesce e insaccati/prodotti a base di carne, stufati e piatti pronti dal 2018. In questi gruppi di prodotti, i livelli di CdB rilevati hanno portato a reclami da circa un ottavo a un terzo di tutti i campioni (per il pesce 12 campioni su 95 ( = 13%), per carne e salsiccia 21 campioni su 109 (= 19%) e per stufati/piatti pronti 16 campioni su 49 (= 33%).

Il Cbd

Il cyclo-di-BADGE è l’abbreviazione di bisfenolo A diglicidil etere, una sostanza chimica correlata al bisfenolo A da cui vengono prodotte resine epossidiche per rivestimenti. Ha fatto notizia già negli anni ’90, quando è stato trovato in vari cibi in scatola.

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C’è ancora una mancanza di dati tossicologici affidabili per quanto riguarda questa sostanza ma, in maniera preventiva e a seconda del gruppo di prodotti e dei rispettivi dati di consumo, esistono diversi valori limite: per il CdB nel pesce in scatola questi sono 720 µg/kg di pesce, per il latte di cocco, che viene consumato complessivamente in quantità minori, 1260 µg/kg.

Il caso della senape

Nel corso dei controlli, le analisi hanno mostrato livelli compresi tra 425 µg/kg e 6200 µg/kg di bisfenolo F (Bpf) (27 campioni negli anni dal 2015 al 2021, due terzi dei quali erano positivi). Tuttavia, ci sono indicazioni che il bisfenolo F si trovi naturalmente nella senape o sia prodotto durante la produzione della senape (il che lo renderebbe un cosiddetto contaminante di processo). Che si tratti di contenuto naturale o contaminazione di processo poco cambia: le esatte proprietà tossicologiche del bisfenolo F devono ancora essere determinate.