L’Icqrf, l’Ispettorato repressioni frodi del ministero delle Politiche agricole, ha sospeso per 4 mesi l’ente di certificazione Csqa per “ripetute violazioni del Piano dei controlli” sul Prosciutto di Parma. Un’analogo provvedimento era toccato due anni fa al precedente certificatore della prestigiosa Dop: l’Istituto Parma qualità era stato prima sospeso dal ministero e poi “licenziato” dal Consorzio reo di non aver vigilato a sufficienza sui maiali fuori standard ottenute con genetiche danesi non ammesse dal disciplinare e avviati lo stesso alla stagionatura del Dop.
Dopo lo scandalo dei falsi prosciutti Dop, a Parma si era provveduti a cambiare “controllore” e ancora oggi il Consorzio sostiene la scelta “fortemente voluta” del Csqa e precisano che “l’attività di vigilanza dell’ente non si interrompe ma viene sorvegliata per 4 mesi da parte del ministero. Aspettiamo fiduciosi gli accertamenti che verranno svolti nei prossimi mesi”.
Al centro delle contestazioni da parte della Repressioni e frodi (qui il decreto ministeriale della sospensione) ci sarebbero i controlli svolti nel 2020: Csqa ha assunto l’incarico nel gennaio di quell’anno e l’attività ispettiva è stata contraddistinta da avvicendamenti e dimissioni che in quei mesi non hanno fatto ben sperare.
La posizione del Consorzio e del Csqa
In una nota congiunta il Consorzio del Prosciutto di Parma e il Csqa precisano: “L’attività di vigilanza, effettuata nei confronti CSQA Certificazioni S.r.l. nel corso dell’anno 2021, ha riguardato esclusivamente l’operato relativo al 2020, anno di avvio dei controlli e primo anno di pandemia di Covid-19. CSQA ha prontamente provveduto a rispondere a ICQRF con le evidenze relative alla risoluzione delle problematiche contestate, evidenze derivanti dall’implementazione di azioni correttive e dall’adozione di specifiche procedure e istruzioni operative. Come specificato nel provvedimento, l’attività di vigilanza intensificata ha lo scopo di verificare l’efficace adozione delle azioni correttive previste, senza alcuna interruzione dell’attività di controllo.
“CSQA ha accettato l’incarico nel 2020 consapevole delle enormi difficoltà – sottolinea Pietro Bonato, Direttore Generale e AD di CSQA – con la missione prioritaria di tutelare il prodotto e con la responsabilità sociale di recuperare le professionalità del personale già occupato sul territorio. Il piano dei controlli, totalmente nuovo, è entrato in vigore da un giorno all’altro, senza alcuna transizione, creando tensioni gravi sulla filiera. L’attività di vigilanza ha riguardato solamente il 2020, anno in cui alle preesistenti difficoltà si è aggiunta l’emergenza Covid. Le inevitabili carenze di un anno così complesso sono state già risolte e proprio per questo siamo stupiti eamareggiati per il provvedimento. I risultati sulla qualità del prodotto e sul miglioramento della filiera sono tangibili, pertanto, confidiamo in una chiusura del procedimento”.
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“È un provvedimento che ci coglie di sorpresa – afferma Alessandro Utini, Presidente del Consorzio del Prosciutto di Parma. Abbiamo scelto CSQA come ente di certificazione del Prosciutto di Parma proprio per lasua professionalità e l’indiscussa indipendenza, imparzialità e terzietà, e tale Ente ha dimostrato in questi due anni competenza e impegno nell’attività di controllo. A CSQA va il nostro pieno sostegno e la nostra rinnovata fiducia, sicuri che sarà in grado di dimostrare di aver adempiuto a tutte le prescrizioni formulate da ICQRF risolvendo la questione nel più breve tempo possibile, al fine di tutelare il nostro prodotto, l’interafiliera produttiva e il consumatore con la massima attenzione”.
Fin dove arriva la tracciabilità?
Ma cosa viene contestato in concreto? Nel decreto del ministero si fa riferimento in modo generico a “non conformità accertate nei confronti di CSQA Certificazioni S.r.l. sono diverse e riguardano anche ripetute violazioni del Piano dei controlli” e che “occorre verificare l’effettiva risoluzione delle stesse in concreto, onde garantire l’effettivo svolgimento dei compiti delegati nel pieno rispetto dei requisiti dell’indipendenza, imparzialità e terzietà e verificare che tutte le carenze riscontrate non si continuino a riverberare negativamente sull’affidabilità e l’operabilità dello stesso Organismo”.
Da quanto è riuscito ad apprendere Il Salvagente alcuni rilievi mossi dall’Icqrf a Csqa in merito all’attività di vigilanza sono stati accolti dall’ente di certificatore ma forse le carenze in fatto di informazioni della filiera sono talmente radicate che lo stesso “controllore” oggi di fatto commissariato potrebbe aver ereditato un sistema che non domina chirurgicamente la tracciabilità.
Lo scandalo dei falsi prosciutti Dop scoppiato nel 2019 nasceva dal fatto che la genetica di migliaia di maiali avviati alla filiera del Parma e del San Daniele non era conforme ai disciplinari dei due Consorzi. Milioni di cosce risultarono fuori norme e molte – ma non tutte – vennero avviate alla “smarchiatura”, ovvero vennero messi in vendita senza il marchio della Dop. Per “smarchiare” anche una singola coscia però occorre avere un sistema di tracciabillità così “chirurgico” e “profondo” non facile da realizzare in una filiera complicata come quella suinicola.
Ci chiediamo – come sempre – se il consumatore venga messo al riparo dal rischio di pagare un prosciutto Dop e magari portarne in tavola uno di qualità inferiore.