Peste suina, il Prosciutto di Parma è in zona rossa. Nuovi stop all’export

PROSCIUTTO DI PARMA

La Ue ha deciso di estendere la zona rossa a Langhirano, cuore della produzione del Prosciutto di Parma, dopo il ritrovamento di una carcassa di cinghiale infetto da Psa. Dopo Cina, Giappone e Messico, si fermano le vendite verso il Nord America

La peste suina è arrivata a Langhirano, capitale del Prosciutto di Parma. La Ue da giovedi 18 aprile ha esteso (Regolamento di esecuzione 1171/2024) la zona rossa, l’area di restrizione, nell’epicentro della stagionatura di uno dei salumi simbolo del made in Italy dopo che nei giorni scorsi è stato ritrovata a Varano de’ Melegari – parte del territorio di produzione del Prosciutto di Parma – una carcassa di cinghiale positiva alla peste suina africana (Psa). Il primo effetto, come spiega il Consorzio del Prosciutto di Parma in una nota sono “le esportazioni in Canada” paese verso il quale “le aziende produttrici situate in zone di restrizione II (ovvero quelle in cui la Psaè presente nel cinghiale) non potranno più spedire il loro prodotto”.

Negli scorsi mesi le “frontiere” di diversi paesi si erano chiuse per il prosciutto Dop, tra le quali quelel di Cina, Giappone, Corea del Sud Taiwan e Messico. Il pericolo è che il virus si espanda visto che resta attivo fino a 400 giorni anche sulla carne stagionata. Non solo. Il virus si può trasmettere attraverso il contatto con qualsiasi oggetto contaminato, come abbigliamento, veicoli e altre attrezzature.

L’area colpita è fondamentale per la filiera del Prosciutto di Parma visto che a Langhirano, al di là di pochi allevamenti, ci sono i principali stabilimenti di stagionatura. E ora si teme per le centinaia di migliala di cosce stoccate nei siti.

Dall’inizio dell’emergenza gennaio 2022 – sono state rinvenute oltre 1.900 carcasse di cinghiali affetti, sono stati coinvolti 21 allevamenti e sono stati abbattuti oltre 40mila maiali dopo che in provincia di Pavia nell’estate scorsa è stato rinvenuto l’unico maiale positivo alla Psa. La Peste suina africana è estremamente nociva per cinghiali e suini (ad oggi nessun maiale però è risultato positivo) ma non ha alcun impatto sull’uomo, poiché non è trasmissibile dall’animale alle persone (leggi qui le Faq del ministero della Salute).

Martinelli (Assosuini): “A rischio il 30% delle vendite dei prosciutti Dop”

Il ministro delle Politiche agricole Francesco Lollobrigida ha dichiarato: “Stiamo lavorando per evitare il blocco dell’export che sarebbe un danno enorme in termini economici. Stiamo cercando di convincere l’Ue a permettere regolamenti che diano garanzia dei prodotti esportati rispetto alla sicurezza animale”.

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Molto critico Elio Martinelli presidente di Assosuini, l’associazione di categoria degli allevatori: “Il blocco all’export significherebbe sacrificare il 30% delle vendite dei prosciutti Dop. I principali mercati esteri per il Parma sono Usa, Francia e Germania”. Si poteva evitare questa pandemia? “Assolutamente sì, ma serviva nel gennaio 2022 circoscrivere l’area dove in Liguria fu rinvenuto la prima carcassa di cinghiale positivo alla Psa ed eliminare, con abbattimenti mirati, gli ungulati potenzialmente infetti. Non si è fatto e in questi due anni è mancata anche un’azione determinata e organizzata. Mentre noi allevatori abbiamo blindato dall’estate scorsa gli allevamenti, con le reti e le protezioni, nel contrasto dei cinghiali infetti non è stato fatto nulla”. Ricordiamo che ad oggi non esiste un vaccino animale per prevenire la Psa. “Gli abbattiimenti selettivi dei cinghiali, come dimostra la Sardegna, sono l’unico rimedio”, conclude Martinelli.

Il Consorzio del Prosciutto di Parma: “Restrizioni all’export scattano per chi è in zona II”

Abbiamo rivolto alcune domande al Consorzio del Prosciutto di Parma per approfondire la questione e capire quali sono gli effetti sulla produzione e vendita del prestigioso Dop.

Quali sono gli effetti concreti della decisione della Commissione Ue di estendere la zona rosa per contenere l’epidemia di Psa?

Innanzitutto, è necessario precisare che per le restrizioni all’export non si parla di zona rossa ma di zona I, II, III. La zona I è quella con minori restrizioni ed è l’area cuscinetto dove non è presente l’infezione, né nella fauna selvatica (zona II), né negli allevamenti (zona III, quella con maggiori restrizioni). Langhirano si trova ora nella zona I e non ci sono nuove limitazioni all’export per le aziende del Prosciutto di Parma ubicate nella zona I; altri comuni del nostro territorio sono invece stati inclusi nella zona II e in quel caso sono scattate le restrizioni per l’export in Canada.

I prosciutti lavorati nella zona rossa possono essere esportati?

I Prosciutti di Parma lavorati in zona I continuano ad essere regolarmente esportati nella Ue e nei paesi terzi, ad eccezione ovviamente di quelli dove già erano in vigore restrizioni. I Prosciutti di Parma lavorati in zona II, invece, non potranno più essere esportati in Canada; per il nostro comparto questo blocco riguarda una quindicina di aziende delle oltre cinquanta abilitate all’export in Canada.

Perché il “blocco” riguarda solo il Canada e non altri paesi come ad esempio gli Usa, Uk o Australia? 

In paesi come Usa e Australia il prodotto continua ad essere esportato poiché queste destinazioni riconoscono come garanzia di sicurezza del Prosciutto di Parma la stagionatura di almeno 400 giorni (si ricorda che la stagionatura minima del prodotto è fissata a 14 mesi), che è stata dimostrata inattivare i principali virus di interesse sanitario suino, tra cui quello che causa la Psa; quindi, non c’è alcun blocco in questi paesi. Il Prosciutto di Parma DOP è tra i pochissimi prodotti della salumeria italiana a fornire tali garanzie e a poter quindi continuare liberamente ad essere esportato negli Stati Uniti e in Australia anche dalle zone soggette a restrizioni.

I prosciutti stagionati nelle zone sotto restrizione potranno continuare ad essere venduti nel nostro paese e nella Ue?

Sì, il Prosciutto di Parma continua ad essere venduto senza limitazioni in Italia e in tutta l’Unione europea.