Sardegna, con il caro energia riesplode la protesta dei pastori

Nel 2019, dopo settimane di proteste, i pastori sardi sotterrarono l’ascia di guerra con una promessa da parte del governo di un’azione per calmierare il costo del latte per produrre il popolare pecorino. Ora, quell’equilibrio frutto di contrattazione si è nuovamente rotto a causa del caro energia, che ha fatto lievitare i costi della produzione e riportato gli allevatori sardi a protestare. E lo fanno da un luogo simbolico, il ponte sulla strada Bitti Sologo dove tre anni prima ci furono i primi sversamenti di latte per la strada.

Tra caro energia e siccità

Come riporta il Sole 24 ore, secondo Gianuario Falchi, portavoce dei pastori indipendenti,  “Oggi la situazione è anche più grave di quella che si viveva allora. Diciamo pure che è drammatica perché l’effetto calmierante del prezzo del latte, che in qualche caso ha superato un euro a litro è stato cancellato dagli aumenti che riguardano mangimi e concimi, gasolio ed energia elettrica”. E se non bastasse, la siccità ha aggiunto problemi a problemi, per i pastori che spiegano “Non abbiamo più soldi per dare da mangiare alle greggi e non c’è nessun segnale da parte della politica e sindacati per chiedere lo stato di calamità naturale. A questo dobbiamo aggiungere poi gli incendi e la lingua blu”.

Le aziende in vendita

Il settore interessato dalla crisi conta 12mila aziende, che occupano direttamente e per indotto circa 50mila persone, con un valore di mezzo miliardo di euro e una produzione media all’anno di 300 milioni di litri di latte. Sempre il Sole 24 ore riporta le parole di Nenneddu Sanna, altro portavoce del movimento autonomo dei pastori sardi: “Un’azienda che mediamente pagava 380 euro al mese di energia elettrica, questo mese si è vista recapitare una bolletta da 900 euro. E non parliamo dei rincari che riguardano, gasolio, concimi e mangimi che non possiamo portare perché il trasporto costa più della materia prima”. Nenneddu Sanna fa poi riferimento a tante aziende che sono state messe in vendita perché incapaci di andare avanti.

La richiesta di un intervento pubblico

“Serve, subito, immediatamente, l’intervento contingente per dare ossigeno alle aziende in affanno ma anche interventi strutturali per cambiare questa pubblica amministrazione inadeguata ai ritmi delle imprese – afferma il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba -. Gli strumenti ci sono e ne abbiamo indicato diversi anche noi, concreti e operativi nel breve periodo. Nella società della tecnologia con una agricoltura sempre più aperta alle innovazioni è paradossale affidarsi ad una pubblica amministrazione arcaica che ignora l’informatizzazione divenuta ormai ordinaria negli altri settori sempre della pubblica amministrazione”.

La protesta del 2019

Nel febbraio 2019, il nodo della protesta è il prezzo conferito alla stalla per un litro di latte: 60 centesimi, giudicati dai pastori inferiori a quanto serve per coprire le spese. Sul banco degli imputati ci sono i trasformatori e i distributori (che spesso coincidono), a cui i produttori di latte ovino chiedono di alzare il prezzo: 1 euro quello ritenuto equo, 70 centesimi al litro la soglia sotto cui è impossibile scendere. L’accordo viene trovato soltanto nel marzo con un prezzo di 74 centesimi la litro.