Nel 2019, dopo settimane di proteste, i pastori sardi sotterrarono l’ascia di guerra con una promessa da parte del governo di un’azione per calmierare il costo del latte per produrre il popolare pecorino. Ora, quell’equilibrio frutto di contrattazione si è nuovamente rotto a causa del caro energia, che ha fatto lievitare i costi della produzione e riportato gli allevatori sardi a protestare. E lo fanno da un luogo simbolico, il ponte sulla strada Bitti Sologo dove tre anni prima ci furono i primi sversamenti di latte per la strada.
Tra caro energia e siccità
Come riporta il Sole 24 ore, secondo Gianuario Falchi, portavoce dei pastori indipendenti, “Oggi la situazione è anche più grave di quella che si viveva allora. Diciamo pure che è drammatica perché l’effetto calmierante del prezzo del latte, che in qualche caso ha superato un euro a litro è stato cancellato dagli aumenti che riguardano mangimi e concimi, gasolio ed energia elettrica”. E se non bastasse, la siccità ha aggiunto problemi a problemi, per i pastori che spiegano “Non abbiamo più soldi per dare da mangiare alle greggi e non c’è nessun segnale da parte della politica e sindacati per chiedere lo stato di calamità naturale. A questo dobbiamo aggiungere poi gli incendi e la lingua blu”.