Cannabis light, un decreto ne proibisce la produzione. Rischio caos in primavera

CANNABIS

Nonostante oltre 630mila italiani abbiamo firmato un referendum a favore della legalizzazione della cannabis, le istituzioni italiane continuano a fare la guerra alla canapa. Anche a quella light, che a livello comunitario non è considerata sostanza stupefacente.

Il decreto approvato in Conferenza Stato-Regioni

Eppure un recente decreto interministeriale (Salute e Agricoltura), approvato dalla Conferenza Stato-Regioni, equipara anche la cannabis light a quella con Thc superiore allo 0,3% del peso totale (soglia oltre il quale viene considerata stupefacente), sul piano della produzione Questo vuol dire che coltivazione delle piante di cannabis ai fini della produzione di foglie e infiorescenze, rimane valida per sostanze attive a uso medicinale, e dunque sottoposte all’approvazione del ministero della Salute, o solo per usi industriali tipo tessile, isolante, biomassa. “Con una mossa del genere – dichiara al Salvagente Luca Marola – fondatore di EasjJoint, la prima catena di rivenditori di Cannabis light – si vuole distruggere quello che c’è ora in Italia, una rete di piccoli produttori, pulviscolare, fatta di aziende agricole che integrano con la canapa e di altre nate apposta, per fare spazio a realtà industriali”. Marola teme infatti che la legislazione vada in direzione di un’apertura controllata dei derivati di cannabis a uso medico, in vendita solo in farmacie e parafarmacie, che aprirebbe la strada a chi ha già i mezzi di produzione per grosse quantità, come ad esempio chi lavora con canapa per uso industriale.

Un settore giovane e in espansione

Attualmente in Italia ci sono circa 1.300 piccole aziende che producono cannabis light in Italia, soprattutto gestite da under 35, e circa un migliaia di rivenditori. Luca Marola è in attesa della prima udienza in cui è accusato di spaccio per la vendita di cannabis light, a causa di una legge (la 242 del 2016) che la stessa Cassazione ha riconosciuto avere dei vuoti normativi da colmare. “Serve una regolamentazione seria sulla produzione e vendita della cannabis non stupefacente, che parta dalla realtà italiana, fatti di tante piccole aziende che producono o vendono, oppure in alternativa serve che il parlamento approvi quanto chiesto dal Referendum per la legalizzazione della cannabis, che depenalizzandone l’uso, toglierebbe di mezzo anche tutte le assurdità attuali”.

Il rischio a primavera

Se non avvenisse nulla di tutto questo prima, in primavera, quando ricomincerà la semina della cannabis, si rischiano azioni delle forze dell’ordine in varie aziende agricole italiane. “Nonostante nei cinque anni da quando esiste in Italia non sia stato segnalato alcun reato connesso all’abuso di cannabis light”, chiosa Marola.