La Cannabis a tavola e i benefici del Cbd sacrificati in nome del proibizionismo

CANNABIS CBD

Si dice che la riconoscenza non sia di questo mondo e il grande Camilleri risponderebbe senz’altro “vero è”. Molto spesso quello che appartiene al passato, neanche tanto lontano, diventa automaticamente superato e oggetto di rottamazione senza nessun appello. La Cannabis o canapa è una delle coltivazioni a cui l’uomo deve moltissimo per il suo progresso e il suo sviluppo. Sembra incredibile pensarci, ma senza le fibre di canapa non avremmo probabilmente mai solcati mari ed oceani perché nessuna cima fatta con altro materiale avrebbe resistito così come le vele o le stesse stoppe per tappare le falle. Anche l’alimentazione a base di semi di canapa e dei suoi derivati, per molte popolazioni è stata la salvezza nei periodi tristi di carestia e difficoltà di trovare proteine e alimenti nutrienti. Eppure, a partire dagli anni ‘30 del secolo scorso, come una banderuola che segue il vento senza sapere se è il ponentino romano o un freddo maestrale, la canapa è stata oggetto di pregiudizi che l’hanno portata quasi a scomparire del tutto. In questo momento in cui l’economia circolare, l’impatto sull’ambiente, la riscoperta delle tradizioni etc. dettano nuovi obiettivi ecco che oggi trova spazio a livello alimentare, nutraceutico e terapeutico.

La Cannabis e i suoi prodotti sono una fonte di THC che di fatto rende questi prodotti pericolosi

FALSO Non tutte le piante di canapa sono identiche fra loro per cui la varietà nota come Cannabis indica produce in certe condizioni alte quantità di THC, tetraidrocannabinolo, che è una molecola considerata psicotropa ovvero capace di alterare le nostre funzioni psichiche. La varietà di canapa detta Cannabis sativa produce invece molto CBD o altrimenti noto come cannabidiolo. Il CBD non è psicotropo ovvero il suo uso non altera il nostro stato e dà risultati opposti al THC sul nostro organismo. Gli effetti riconosciuti del CBD sono sedativi e calmanti per cui è riportato da tempo, già a partire dalla medicina tradizionale cinese, che sia in campo medico che per migliorare lo stato di benessere generale funge da antinfiammatorio, miorilassante, ansiolitico ed è efficace anche contro l’insonnia. Qualche studio di frontiera abbastanza recente lo vede utile da impiegare anche nel campo oncologico. Come tutte le sostanze attive ricordiamo sempre che la dose e soprattutto il loro abuso a crearci dei problemi. La presenza del CBD non è regolata dalla Comunità Europea perché non riconoscendogli un ruolo di psicotropo non ha al momento posto un limite anche in senso proibitivo.

Qualunque parte della pianta di canapa può contenere CBD e il THC

FALSO La natura da sempre adotta strategie rivolte alla conservazione della specie, o come descriveva Dawkins nel suo libro “Il Gene Egoista”, per conservare il suo DNA per cui la guerra è guerra se occorre difendere il patrimonio genetico. Questo fa comprendere come il CBD è logico sia presente nei semi laddove il THC è assente perché i semi non dovevano provocare problemi agli animali frugivori. Anzi il CBD rilassante aiutava ad espellere i semi lontano dalla pianta madre propagandone il suo DNA. La presenza del THC avrebbe reso questo meno facile, ragion per cui semi e derivati ovvero farine e olio di semi di canapa sono per natura indenni dal THC. Al contrario i fiori, quelli femminili per la precisione, andavano salvaguardati essendo lo scrigno del DNA e questa difesa era attuata con la presenza del THC che rende meno appetibile le infiorescenze agli erbivori. Si possono prevedere dei limiti di THC anche nei prodotti alimentari ottenuti da semi ma questo perché involontarie contaminazioni mentre si molina o si frange possono introdurre THC laddove non dovrebbe esserci. Occorre aggiungere che la corta memoria dei nostri legislatori fa rientrare il CBD come novel food o alimenti nuovi una categoria che raggruppa alimenti o ingredienti mai consumati prima del 15/05/1997 ovvero prima della norma Europea 258/97. Nel Medioevo si usava burro di canapa da parte dei contadini lasciando il burro animale ai ricchi castellani. Al momento però non è previsto un valore di CBD ammesso negli alimenti.

L’olio di semi di canapa non è un comune olio vegetale, ma possiede grandi valori salutistici

VERO L’olio di semi di canapa proviene dalla premitura ed estrazione dei semi di canapa che a rigore non contengono THC in misura da creare problemi di salute psichica ai consumatori. Al contrario quest’olio è una fonte notevole di benefici per la nostra salute. Il lavoro scientifico Journal of Animal Science and Biotechnology del 2020 ha dimostrato come usare questo olio come alimento funzionale migliora il profilo lipidico, la risposta immunitaria e anche i livelli nutrizionali. Nel lavoro Czech J. Anim. Sci. del 2015 si osserva il miglioramento del profilo del colesterolo e delle funzioni del fegato. Questi dati sono spiegabili con la presenza di grassi polinsaturi nella misura dell’80% e di questi ben il 55% sono degli Omega 6. Inoltre, il rapporto fra i grassi Omega 6 e Omega 3 nell’olio di semi di canapa è migliore anche rispetto all’olio di lino. L’olio extravergine di oliva è invece ricco di acidi grassi Omega 9, fino al 75%, ma povero di quelli polinsaturi più utili e salutistici. Se invece consideriamo la farina di semi di canapa, derivata come l’olio dai semi, abbiamo fino al 33% di proteine presenti, con tutti gli amminoacidi anche quelli essenziali, e solo il 12% di zuccheri e un’ampia ricchezza di fosforo (8,3 mg per etto), magnesio (6,0 mg per etto), Vitamina del gruppo B (5 mg per etto).

I prodotti a base di semi di canapa hanno tante proprietà salutistiche

VERO Le farine derivate dai semi di canapa sono ricche nei grassi buoni, non hanno allergeni come nel caso della soia, sono facilmente digeribili e si accompagnano a grandi quantità di fibre solubili che aiutano il nostro intestino. Per ricevere dall’olio di semi di canapa un valore benefico per lo stato di salute basterebbe usarne un paio di cucchiai di minestra al giorno per condire insalate, verdure etc. Purtroppo nella sua forza c’è la sua debolezza: come la Ninfa Teti ha potuto poco per il tallone di Achille, anche per quest’olio la ricchezza di acidi grassi polinsaturi lo rende molto delicato e facilmente ossidabile. Per evitare l’irrancidimento occorre usare le solite avvertenze, conservare al buio, al fresco etc. ma anche comprare piccole quantità perché i consumi non ne permetterebbero una conservazione troppo prolungata. Come per l’olio extravergine di oliva anche nell’olio di semi di canapa possono essere presenti delle molecole, ad esempio i terpeni, che hanno il compito di proteggere il seme ma che per i nostri sensi rendono l’olio molto ricco di personalità che può creare delle criticità per il suo utilizzo in cucina.

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Il CBD mai potrà essere ammesso per l’uso alimentare in Europa

VERO/FALSO Il CBD come detto è considerato come novel food per cui la sua valutazione è stata richiesta all’EFSA di Parma e una volta esaminata la sua posizione potrà essere considerato un ingrediente senza nessun problema oppure restare al bando. Negli USA tale strada trova più difficoltà avendo la FDA (Food and Drug Administration), dichiarato illegale vendere prodotti alimentari contenenti CBD poiché estratto dalle infiorescenze, dove è contenuto anche il THC che è una sostanza considerata stupefacente. In Italia il CBD è venduto solo come olio o come prodotto cosmetico, ma a livello alimentare manca del tutto una forma di regolamentazione in questo settore. Una delle proposte è quella di considerare il CBD un integratore alimentare fino al consumo di circa 200 mg complessivi al giorno mentre al di sopra andrebbe commercializzato solo in Farmacia e inserendolo fra i farmaci prescrivibili o non. Alimenti contenenti CBD ma la cui dose giornaliera complessiva è al disotto di 20 mg sarebbero considerati alimenti senza alcuna restrizione. Questa ipotesi permetterebbe di utilizzare liberamente alimenti contenenti CBD, a livelli bassi, dove è di conseguenza assente il THC e quindi riammetterli sulla tavola dei consumatori. Valori intermedi si presterebbero ad essere considerati degli integratori alimentari soggetti a specifiche normative e valori ancora più elevati darebbero la patente di farmaco per tutti gli aspetti che abbiamo elencato di ansiolitici, miorilassanti etc.

In conclusione, il settore della Canapa ha sempre visto il nostro paese, dal Piemonte alla Campania, essere sugli scudi per la qualità e la maestria nella sua coltivazione. Per gli aspetti ambientali, è una pianta rustica, non richiede molti trattamenti, ha bisogno di poca acqua,  risponde alle sempre maggiori criticità del pianeta e nello stesso tempo apre a settori commerciali interessanti come la nutraceutica, la cosmetica, cosmeceutica etc. che darebbero spazio a imprese giovani e aperte al futuro. Purtroppo, i peccati che sconta derivano da altre storie che ne impediscono la sua rivalutazione come fonte di molecole e di ingredienti utili per la nostra salute.