“Così, col trading online ho perso i risparmi di una vita”

TRADING ONLINE

Da qualche migliaio a centinaia di migliaia di euro: per tante famiglie finite nella trappola del trading online, ad andare in fumo sono i risparmi di decenni di lavoro. Un baratro di vergogna, disperazione e molto spesso silenzio. Per molti dei truffati, il passaggio psicologico dall’euforia dell’attesa di una capitalizzazione facile alla consapevolezza di aver perso tutto, è stato violento, scioccante, difficile da gestire. Qualcuno ha deciso di togliersi la vita per la vergogna. Ma fortunatamente, altri sono riusciti a reagire e persino a rendere pubblica la loro storia per aiutare qualcuno a salvarsi dalla truffa, o a non lasciarsi andare nel caso in cui fosse troppo tardi.

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Mauro, ostaggio del trading online

È il caso, per esempio, di Mauro (il nome è finto, per tutelare la sua privacy) 52 anni, residente nel basso Lazio, che racconta al Salvagente la sua drammatica storia. Mauro sin da piccolo ha sofferto di forti attacchi d’ansia che ne hanno limitato la capacità di lavorare autonomamente e che lo hanno portato a prendere degli psicofarmaci.
“Nel 2019, mio padre muore e così chiude il suo negozio in cui lavoravo anche io. Vado avanti con lavoretti e grazie a un cospicuo risarcimento ricevuto per un grave incidente stradale subito”, racconta Mauro. “A luglio di quell’anno cominciano le telefonate da parte di un broker che mi propone di investire. Io rispondo sempre gentilmente che non sono interessato, ma lui continua a chiamarmi tutti i giorni per mesi, fino a dicembre”. In quel momento, Mauro, stremato dalla pressione, decide di investire 200 euro, “più per togliermelo di torno che per altro, del resto di investimenti non ne capivo nulla e non ne ho mai capito nulla”, spiega. Il broker continua a chiamare spesso Mauro per aggiornarlo dei progressi, e a un certo punto gli segnala un guadagno di mille euro effettivamente accreditato sul suo conto. Probabilmente una strategia per ottenere una fiducia completa dalla vittima. “Verso fine gennaio scopro di aver un grosso problema di salute con possibili evoluzioni gravi. Cado in depressione, il medico mi aumenta gli psicofarmaci. Mi confido con il broker che nel frattempo si comporta da amico e continua a farmi pressione per investire più soldi”, spiega Mauro. Dopo aver depositato mille euro e 4mila, in due tempi, alla fine fa il grosso investimento: 45mila euro, quasi tutto quello che aveva nel conto.
“Quando l’ho fatto non ero lucido, ero come un robot guidato da lui, mi ha fatto persino firmare un foglio in cui dichiaravo che ero un trader professionista, e che quindi potevo giocare più soldi”. Per la tensione, Mauro, che fino ad allora non ha raccontato a nessuno di quello strano rapporto con il broker, perde 5 chili in una settimana. Una sua cara amica se ne accorge e interviene durante una telefonata con l’intermediario per fermarlo. Troppo tardi: “Nel giro di un giorno – spiega Mauro – i miei soldi sono completamente scomparsi. Il broker è arrivato persino a richiamarmi dopo qualche giorno per convincermi a investire gli ultimi 7mila euro che erano rimasti sul mio conto”. Mauro sprofonda nella disperazione, è assalito dalla vergogna, non ha il coraggio di confessare la grossa perdita alla madre. Con la macchina si dirige in una zona fuori città da cui ha intensione farla finita. Fortunatamente, la sua amica lo segue, lo convince a tornare a casa e a denunciare l’accaduto. “Da allora non mi sono più ripreso, mi hanno dato anche l’invalidità. L’avvocato a cui mi sono rivolto sta cercando di ottenere il rimborso completo dalla piattaforma di brokeraggio effettivamente esistente”.

Una trappola anche per i più esperti

La storia di Mauro descrive a pieno la spregiudicatezza e la mancanza di scrupoli di truffatori che approfittano anche di persone in difficoltà pur di svuotarne le tasche. Ma sbaglia chi pensa che questo tipo di frodi colpiscano solo persone con difese basse e scarsa conoscenza del mondo della finanza. A Giorgio (altro nome di fantasia), 52 anni, la convinzione di riuscire a distinguere vero da falso è costata 136mila euro. “Ho 49 anni, vivo nelle Marche e lavoro in un’azienda” spiega Giorgio al Salvagente.“In passato ho fatto un po’ di investimenti con la mia banca, ma in tranquillità. Un giorno, su Instagram mi appare una pubblicità dell’offerta pubblica iniziale di Airbnb, che in effetti si stava quotando in borsa. Cliccando sul post sono finito su una pagina internet che mi invitava a lasciare mail e numero di telefono per avere maggiori informazioni”.
Questo succede a febbraio 2020. A inizio marzo, una persona con perfetto accento inglese, molto professionale, competente, educata, chiama la vittima e si presenta come un broker di una società con sede ad Hong Kong. “Mi dice che purtroppo Airbnb non è più interessata ai loro servizi ma che ha un altro investimento da propormi. Dopo alcune telefonate mi manda un modulo per creare un account sulla loro piattaforma. A quel punto subentra un altro broker che mi propone un investimento in un’azienda cinese quotata in borsa. Dice di avere informazioni riservate di un aumento del valore nel giro di pochi mesi e mi gira documenti informativi fatti in maniera professionale”. Giorgio ha dei dubbi e fa delle ricerche su Internet: “In effetti l’azienda esisteva così come la banca presso cui mi chiedevano di depositare i soldi, che era una importante. Inoltre, avevano disseminato siti finanziari autorevoli, come Forbes, con articolo a loro firma che commentavano fatti relativi alla borsa. Solo dopo ho capito che erano semplicemente inserzioni a pagamento”.
Così Giorgio decide di investire 10mila euro. Dopo un paio di mesi il broker lo chiama per proporgli un’azienda nuova. Lo schema si ripete varie volte, con broker che si alternano e propongono affari sempre più redditizi, sulla carta. “Fino a che mi offrono un investimento in una compagnia che si stava quotando in borsa, promettendomi che le azioni comprate a 1 euro nel giro di sette mesi sarebbero passate a 3 euro. A quel punto, il mio investimento complessivo arriva a 136mila euro. I soldi erano in parte risparmi, in parte prestiti in banca e in parte prestiti di amici e parenti. È stato difficile anche perché sono un padre di famiglia”.
Ma quando mancava poco alla data in cui avrei dovuto ritirare i soldi, l’azienda scompare, i broker smettono di chiamare. Li contatto e non rispondono più. Scopro che il sito è stato bloccato dalla Consob”. È il momento più nero. “Mi crolla il mondo addosso, passo 4-5 giorni veramente brutti. È stato come cadere in un burrone. All’inizio pensi di essere morto, poi quando ti accorgi di essere ancora vivo, piano piano cominci a muoverti e cerchi di risalire”. Giorgio, approfittando della sua conoscenza approfondita dell’inglese, oltre a denunciare alle autorità giudiziarie italiane, contatta quelle di tutti i paesi coinvolti, dal Giappone a Singapore, e poi decide di parlare. “Ho conosciuto altre vittime. Un signore tedesco ha perso quasi 800mila euro. Ci sono anche altri italiani. Ho deciso di informare perché se anche una persona non ci casca o decide di non suicidarsi grazie a me, io sono contento”. Così Giorgio e altre vittime mettono in piedi un sito di denunce (purtroppo non ancora disponibile in italiano) e non dimentica di puntare il dito sulle responsabilità delle banche: “Se un tuo cliente che normalmente fa prelievi di mille euro, comincia a fare bonifici da 15mila a banche cinesi, a ripetizione, dovresti convocarlo e chiedergli informazioni. Sarebbe bastato che mi rallentassero per farmi venire qualche dubbio e magari fermarmi”.