La direttiva Ue contro le pratiche commerciali nella filiera agroalimentare è stata approvata nel 2019, ma da allora non tutte gli stati membri si sono impegnati a fondo per mettere in pratica le nuove regole per evitare che soprattutto la grande distribuzione organizzata approfitti del suo potere per imporre condizioni capestro ai suoi fornitori. Per questo motivo, la Commissione Ue ha aperto una procedura d’infrazione nei confronti di 12 paesi, tra cui l’Italia, chiedendo loro di adottare e notificare le misure pertinenti. i paesi che hanno ricevuto la lettera di costituzione in mora sono: Austria, Belgio, Cipro, Cechia, Estonia, Francia, Italia, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia e Spagna, chiedendo loro di adottare e notificare le misure pertinenti.
La direttiva approvata da 2 anni
La direttiva ha introdotto il divieto di alcune pratiche commerciali sleali imposte unilateralmente da un partner commerciale a un altro a livello dell’UE nella filiera agricola e alimentare. Tra questi, come ricorda Euractiv che riporta la notizia, “ritardi nei pagamenti e cancellazioni di ordini dell’ultimo minuto per prodotti alimentari deperibili, modifiche unilaterali o retroattive ai contratti o il rifiuto di impegnarsi in contratti scritti”. La direttiva, necessario affinché questa divenga operativa nei singoli normativi nazionali, doveva essere approvata dai parlamento nazionali entro il 1 maggio 2021 (le due camere italiane hanno dato il via libera lo scorso aprile). Ma non basta, ad oggi, solo 15 Stati membri hanno comunicato alla Commissione di aver adottato tutte le misure necessarie per il recepimento della direttiva. Altri due Stati membri, Francia ed Estonia, hanno indicato che la loro legislazione recepisce solo parzialmente la direttiva, secondo una dichiarazione della Commissione. I 12 paesi ritardatari hanno ora due mesi per rispondere.
La denuncia dei sindacati in tempo di pandemia
A spingere la Commissione Ue ad aprire la procedura d’infrazione, le segnalazioni di alcuni componenti nazionali dell’organizzazione di agricoltori dell’UE Copa-Cogeca, secondo cui c’è stato un picco di tali pratiche dall’inizio della pandemia di Covid-19. “Ciò ha comportato una pressione al ribasso sui prezzi pagati ai produttori mentre i prezzi al consumo sono rimasti invariati, soprattutto per i prodotti deperibili come frutta e verdura” scrive Euractiv.