Stop ai piatti e bicchieri in bambù: anche la Francia si muove

BAMBÙ

Dal 4 giugno anche in Francia non sarà più possibile vendere stoviglie in bambù contenenti melamina. La decisione della Repressione delle Frodi resa pubblica in una nota informativa pubblicata il 4 giugno sul suo sito segue decisioni analoghe di Svizzera, Austria, Finlandia, Danimarca, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo

Le stoviglie in bambù, spesso utilizzate per il loro lato apparentemente “naturale” sono protagoniste di decine di richiami a causa della migrazione di sostanze chimiche dalla melamina agli alimenti. In particolare il pericolo è la cessione di formaldeide, sostanza provatamente cancerogena.

Questa resina plastica funge da “colla” per fibre di bambù che altrimenti non riuscirebbero a essere legate assieme. Di scarsa qualità, e per di più sotto l’effetto del calore, può rilasciare i suoi componenti dannosi per la salute umana.

Da dove viene il pericolo del bambù

La spiegazione di come questo pericolo sia approdato nelle stoviglie di questo tipo è oramai nota: il bambù è una pianta non un legno e questo influisce sulla fabbricazione del materiale. “Mentre il legno può essere un materiale unico, ad esempio tagliato a forma di cucchiaio o insalatiera, il bambù viene utilizzato sotto forma di fibre o polvere, che deve essere agglomerato“, spiegava a 60 millions Anne Lafourcade, ingegnere ambientale. E proprio per questo scopo, come legante, i produttori utilizzano spesso una resina di melammina-formaldeide, comunemente nota come “melamina”. Questa resina è normalmente innocua. Ma in caso di scarsa qualità, rilascia i suoi componenti nel cibo. Con un rischio terribile: la melamina può essere tossica per i reni e la formaldeide è riconosciuta come cancerogena.

Troppi i casi accertati

Negli ultimi anni diversi laboratori europei hanno constatato dei superamenti dei limiti di trasferimento di tali sostanze negli alimenti ammessi. Martedì 30 marzo quello ginevrino, come anticipato dalla trasmissione per i consumatori “À Bon Entendeur” della RTS, ha reso noto che il 40% dei contenitori analizzati erano fuori norma. È stato inoltre confermato che il calore aggrava il rischio di contaminazione. Ma non solo. È anche stato accertato che la presenza di bambù nella plastica favorisce il rilascio della melamina e della formaldeide.

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Tutto tace, invece in Italia, nonostante i ritiri non manchino.

Chi li autorizzati?

“Se ci atteniamo al regolamento europeo del 2011 sui ‘materiali e oggetti plastici destinati a venire a contatto con gli alimenti’, fibre e polveri di bambù non si sarebbero mai dovute commercializzare”, scrive in una nota 60 Million de consommateurs, mensile dei consumatori transalpini che è stato tra i primi a denunciare i rischi delle stoviglie in bambù.

“Il bambù, come altre fibre vegetali, non è stato valutato dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa)”, aggiunge. Questi materiali non sono quindi presenti nell’elenco “positivo” del regolamento e, come tali, i prodotti in melamina e fibra di bambù non possono essere legalmente immessi sul mercato europeo. ”

Questo non ha impedito di vedere commercializzate “lunch box” e piatti di bambù, soprattutto per bambini, venduti da diversi anni in tutta Europa e che continuano ad essere ampiamente disponibili nei negozi e su Internet.

Di fronte a questa vaghezza, il gruppo di lavoro della Commissione europea responsabile dei materiali alimentari è stato incoraggiato a chiarire lo stato di questi prodotti. Nel giugno 2020 ha confermato la non conformità dei materiali contenenti tali additivi (fibre e polvere di bambù, mais e altri elementi vegetali).

Al contrario, i prodotti realizzati solo in bambù o fibre naturali, senza alcun additivo plastico, possono continuare a essere venduti senza difficoltà, poiché non rientrano nel quadro del regolamento europeo del 2011.

D’ora in poi, se i produttori o gli importatori desiderano offrire questo tipo di prodotto, dovranno richiedere l’autorizzazione a livello europeo. L’Efsa valuterà quindi queste fibre per vedere se possono essere approvate.