Pomodoro ai pesticidi, l’azienda al centro del blitz è Attianese, che produce le conserve Anna

L’azienda che ha subito il maxi-sequestro di conserve di pomodoro in provincia di Salerno è la Attianese Spa. I carabinieri per la tutela agroalimentare (Rac) avevano comunicato gli esiti dell’operazione Scarlatto Due, senza però fornire i nomi della società al centro del blitz. In un primo momento, l’unico dirigente che aveva risposto al telefono al Salvagente aveva negato qualsiasi problema con operazioni di militari. Nell’ultima chiamato si sono limitati a un laconico “qui tutto bene, buongiorno”, prima di riattaccare il telefono. I cellulari dei vertici dell’azienda sono tutti staccati.

Chi è e cosa produce Attianese

Ma chi è l’azienda accusata di aver importato semilavorati di pomodoro dall’Egitto, con tracce di pesticidi oltre il limite di legge, per cui è stata sequestrata una partita di pomodoro di ben 821 tonnellate, del valore di circa un milione di euro? I proprietari sono Pasquale Attianese (Ceo dell’azienda) e il fratello Daniele, che si occupa del reparto vendite. L’azienda commercializza conserve del marchio Anna. Come racconta la stessa Attianese sul sito aziendale, l’intero gruppo è composto da uno stabilimento principale sito in Nocera Superiore, in provincia di Salerno, che si sviluppa su una superficie di 50.000 mq, dove si produce concentrato, pomodoro pelato, pomodoro cubettato al naturale e aromatizzato e salse per pizza in vari formati; uno stabilimento che si estende su una superficie di 30.000 mq con sede in Acerra (Napoli), dove si producono pomodori pelati nei formati più grandi destinati al catering.
Altri due stabilimenti: uno di 20.000 mq con sede in San Marzano; un altro con sede in Scafati di 30.000 mq entrambi dedicati ad una vasta gamma di legumi in vari formati e alla produzione di pomodoro.

Il precedente sequestro del 2018

Nell’ottobre 2018, l’Attianese Spa era finita al centro di un’altra indagine del Reparto carabinieri per la tutela agroalimentare di Salerno: l’accusa era di un tentativo di prolungamento della vita commerciale di 206 tonnellate di passata, tramite l’apposizione di adesivi nei quali c’erano problemi di iscrizione e comunque scadenti nel settembre 2019. Quella volta erano stati sequestrati 935 fusti di passata di pomodoro acquistata da un’azienda produttrice del Nord Italia e poi portata nella ditta di Nocera Superiore.