Sono 15 le regioni italiane in cui la terapia a base di anticorpi monoclonali è partita. La procedura, rivolta a pazienti con sintomi lievi o moderati di Covid-19, ma a forte rischio di peggioramento, è al centro di studi per valutarne la concreta efficacia. Ma secondo i medici che hanno avuto buoni riscontri, la terapia va implementata, soprattutto per chi è soffre di obesità, diabete con complicanze, dialisi o trapianto.
Le regioni dove vengono usati
Se usati al momento giusto, i farmaci sono in grado di ridurre ricovero e di complicanze. Ad oggi la somministrazione endovena avviene in centri specialistici a pazienti selezionati da Usca (unità speciali di continuità assistenziale) e medici di medicina generale. Ad oggi ci sono pazienti che hanno ricevuto la terapia in Liguria, Lazio, (prima Regione ad aver avviato una sperimentazione presso l’Istituto Spallanzani), Marche, Campania, Valle d’Aosta, Veneto, Umbria, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Piemonte, Emilia-Romagna, Puglia, Lombardia, Sicilia e Abruzzo.
Come funzionano
Sono dei veri e proprio anticorpi, sviluppati da pazienti che hanno superato il Covid-19 e lavorati in laboratorio. Iniettandoli ai pazienti a rischio di complicazioni, ma prima che queste abbiano iniziato a prendere piede nell’organismo, permettono al sistema immunitario del ricevente di sviluppare più in fretta gli anticorpi contro il virus, ed evitare l’insorgere di problemi seri come polmoniti bilaterali e salvare il paziente da rischi letali.
A Pisa guariti 22 pazienti su 22 senza ricovero
L’ultimo a esprimere un parere incoraggiante sugli anticorpi monoclonali è stato Francesco Menichetti, direttore dell’Unità operativa Malattie infettiva dell’Ospedale Cisanello di Pisa: “Con gli anticorpi monoclonali abbiamo trattato finora 22 pazienti positivi al Covid e registrato un solo ricovero, che peraltro riguarda una persona che ha aderito alla sperimentazione AstraZeneca con modalità doppio cieco che quindi potrebbe avere ricevuto il placebo anziché il farmaco”, spiega Menichetti, che aggiunge “È ancora troppo presto per tirare conclusioni ma certo questi primi risultati sono incoraggianti e ci dicono che i monoclonali possono essere un potente strumento in più nella lotta al virus”.
Non tutti gli esperti sono favorevoli
Lo scorso febbraio, dopo l’ok dell’Agenzia italiana per il farmaco all’acquisto e alla sperimentazione nonostante i pochi studi ma vista l’emergenza, non tutti si erano espressi in maniera positiva. Giorgio Gilestro, neurobiologo e professore all’Imperial College di Londra, aveva parlato di spreco di soldi pubblici, per l’alto costo (2mila euro a dose) e di efficacia non dimostrata. Nel frattempo, però, altri colleghi si sono espressi a favore. Tra questi anche Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie Infettive del San Martino di Genova,che a iniziato a curare alcuni malati con gli anticorpi monoclonali, vedendone guarire 3 su 4.
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