Dove vieta il fotoritocco nelle pubblicitĂ  ed elimina la parola “Naturale”

La “Campagna per una bellezza reale” è partita in Gran Bretagna e Dove, marchio dei prodotti per la cura del corpo dellla multinazionale Unilever, ha deciso di vietare l’eccessivo ricorso al fotoritocco e rimuoverĂ  la parola “normale” (sulla quale nelle ultime settimane in tutta Europa si è aperto un gran dibattito) dalla pubblicitĂ  dei prodotti di bellezza.

La svolta annunciata da Dove contro la “distorsione digitale” e il marketing aggressivo che crea standard di bellezza irreali e aspettative nel consumatore risponde, secondo le intenzioni dell’azianda, “al nostro impegno per le tematiche sociali e ambientali”. In passato il marchio di Unilever si è giĂ  contraddistinto per campagne analoghe.

“Divieto di Photoshop”

Unilever, come riporta il quotidiano britannico The Guardian, ha affermato che eliminerĂ  “tutte le alterazioni digitali della forma del corpo, delle dimensioni, delle proporzioni e del colore della pelle” dalla sua pubblicitĂ . Il divieto di Photoshop riguarderĂ  le pubblicitĂ  di Unilever e gli influencer pagati dall’azienda per promuovere i prodotti. Inoltre la rimozione della parola “normale” dalla confezione interesserĂ  almeno 200 prodotti e sarĂ  completata entro un anno. L’obiettivo del gruppo è quello di utilizzare “ingredienti piĂą naturali, biodegradabili in ​​tutto il nostro portafoglio di prodotti”.

Unilever ha fissato inoltre un obiettivo di produrre zero emissioni di carbonio entro il 2039 e ha delineato le ambizioni di ridurre la quantitĂ  di plastica utilizzata nei suoi imballaggi.

Tra i piĂą grandi inserzionisti al mondo

La divisione bellezza e cura di Unilever è uno dei piĂą grandi inserzionisti al mondo e spende tra i 4 e i 5 miliardi di dollari all’anno. A gennaio si è impegnata ad affrontare gli stereotipi pubblicitari e ad aumentare la spesa per le aziende gestite da donne o gruppi sottorappresentati da 300 milioni di euro a 2 miliardi di euro all’anno.

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Tuttavia, riporta il Guardian “è stata criticata per il suo ruolo nel perpetuare concezioni dannose di bellezza. L’anno scorso ha rinominato una crema schiarente per la pelle venduta in India da ‘Fair and Lovely‘ a ‘Glow and Lovely‘, ma continua a venderla nonostante le affermazioni che la sua esistenza propaghi atteggiamenti discriminatori. “Il prodotto non è mai stato e non è una crema sbiancante per la pelle”, afferma Unilever sul suo sito.