Nonostante siano palesi i rischi che derivano da un’esposizione agli interferenti endocrini, il gruppo di sostanze inquinanti in grado di alterare il nostro sistema ormonale, l’Europa non è ancora stata in grado di approvare una legislazione in grado di tutelare la nostra salute. Ne abbiamo parlato con Eleonora Evi, europarlamentare europea Gruppo dei Verdi/Alleanza libera europea, di cui abbiamo anticipato uno stralcio dell’intervista nel giornale in edicola (e che si può acquistare qui).
Perché è complesso arrivare ad una regolamentazione che tuteli davvero i cittadini
Perché troppi interessi entrano in gioco e la Commissione europea ha troppo spesso e per troppo tempo difeso l’industria dell’agro-chimica, invece di dare priorità alla salute pubblica. È stata vergognosa la proposta dell’allora Commissione Junker nel 2016 che intendeva classificare gli interferenti endocrini laddove fosse dimostrato un “collegamento causale” tra gli effetti avversi sulla salute e il modo di azione endocrino della sostanza chimica. Per fortuna, la recente Strategia in materia di sostanze chimiche sostenibili dell’attuale Commissione a guida Von der Leyen sembra andare nella giusta direzione per un’effettiva tutela della salute dei cittadini.
Come si è arrivati alla redazione dell’elenco delle sostanze considerate interferenti endocrini?
Come spesso accade, è stato il Parlamento Europeo a puntare l’attenzione su queste sostanze con la sua Risoluzione del 20 ottobre 1998 in cui chiedeva una classificazione degli interferenti endocrini. Ne è seguita la Risoluzione del 2000, che chiedeva alla Commissione Europea di identificare gli interferenti endocrini. Poi, con la Risoluzione del 20 aprile 2012, il PE ha chiesto misure specifiche per contrastare gli interferenti endocrini.
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Dopo i vari richiami del Parlamento Europeo e addirittura una sentenza della Corte europea di Giustizia nel 2015, la Commissione ha pubblicato nel 2016 una vergognosa proposta sui criteri per regolare gli interferenti endocrini in cui definiva in maniera molto restrittiva ciò che costituisce un interferente endocrino. Non solo, ha anche proposto per essi esenzioni più ampie. In tal modo, la Commissione ha aggravato il danno derivante dal ritardo nella sua azione sulle sostanze chimiche che interferiscono con il sistema endocrino, proponendo misure inadeguate per affrontarle.
Nella risoluzione del 2019, il Parlamento Ue chiedeva alla Commissione di intraprendere azioni necessarie per garantire un livello elevato di protezione umana. Cosa ne è seguito?
Sì, la Risoluzione del PE includeva il divieto degli interferenti endocrini nei cosmetici, nei giocattoli e negli imballaggi alimentari.
Ne è seguita la proposta della Commissione su una Strategia in materia di sostanze chimiche sostenibili del 14 ottobre 2020, finalmente un passo nella giusta direzione verso un’industria chimica più sostenibile, pulita e competitiva, volto a mettere in primo piano la salute dei cittadini piuttosto che gli interessi dell’industria chimica. Nonostante i progressi compiuti negli ultimi decenni, molte sostanze chimiche pericolose come gli interferenti endocrini, sospettati di essere cancerogeni e causare infertilità, sono ancora presenti in alcuni prodotti di uso quotidiano, ad esempio nei giocattoli, nei cosmetici, nei tessuti, nella pelletteria e negli imballaggi alimentari.
La risoluzione indicava anche azioni concrete? Se sì, quali
Certamente, tra le azioni concrete richieste dal Parlamento alla Commissione figurano:
- una definizione orizzontale per gli interferenti endocrini sulla base della definizione dell’OMS al più tardi nel giugno 2020;
- proposte legislative entro giugno 2020 per inserire nel regolamento sui cosmetici e nella direttiva sulla sicurezza dei giocattoli disposizioni specifiche sugli interferenti endocrini, analoghe a quelle previste per le sostanze CMR (cancerogene, mutagene o tossiche per la riproduzione);
- revisione del Regolamento riguardante i materiali destinati al contatto con gli alimenti entro giugno 2020, prevedendo disposizioni specifiche per sostituire l’uso di interferenti endocrini;
- accelerazione dello sviluppo di metodi per identificare e monitorare adeguatamente gli interferenti endocrini negli uomini, negli animali, nell’ambiente, compresa l’acqua potabile;
- verifica degli effetti miscela e delle esposizioni combinate in tutta la pertinente legislazione dell’UE;
- promozione della ricerca sugli interferenti endocrini e su alternative più sicure.
L’impegno della Commissione in questo ambito è sufficiente? Da cosa e/o da chi viene ostacolato?
La precedente Commissione Junker ha ignorato i richiami del Parlamento europeo e non ha fornito la strategia per l’ambiente non tossico a causa della forte resistenza nei suoi confronti da parte dell’industria. La DG Ambiente ha difeso la mancata attuazione di tale strategia affermando che la nuova Commissione (cioè l’attuale a guida Von der Leyen) avrebbe presentato uno studio più completo.
Tra le altre cose la risoluzione poneva come termine giugno 2020 per elaborare una definizione. La scadenza è stata rispettata?
Nella sua comunicazione “Strategia in materia di sostanze chimiche sostenibili – verso un ambiente privo di sostanze tossiche”, la Commissione Europea propone di stabilire l’identificazione giuridicamente vincolante dei pericoli legati agli interferenti endocrini, facendo riferimento alla definizione dell’OMS, sulla base dei criteri già elaborati per i pesticidi e i biocidi, e di applicarla in tutta la legislazione.
Tuttavia, non è ancora chiara l’interpretazione della Commissione sulla suddetta definizione, nello specifico, se essa includa anche le sostanze “sospettate” di interferenza endocrina o meno. È fondamentale che vengano incluse per poterle effettivamente eliminare, come richiesto nella Risoluzione del PE.
Qual è il suo giudizio sulla strategia presentata dalla Commissione ad ottobre scorso.
Sono contenta che finalmente, dopo tanti anni di ingiustificabile latitanza sul tema, la Commissione europea abbia pubblicato la Strategia in materia di sostanze chimiche sostenibili che include azioni importanti per la tutela dei cittadini e molte richieste fatte dal Parlamento europeo, come criteri armonizzati per l’autorizzazione delle sostanze chimiche sul mercato europeo, invece della valutazione caso per caso, una revisione del regolamento sulle sostanze chimiche REACH per migliorare l’autorizzazione, la valutazione e la restrizione delle sostanze chimiche e un ampio divieto degli interferenti endocrini nei prodotti di consumo.
Sono in programma ulteriori azioni del PE su questa tematica?
Al momento non sono in programma ulteriori azioni sul tema da parte del PE, ma monitoreremo affinché la Commissione porti avanti gli impegni presi nella Strategia sulle sostanze chimiche sostenibili, nella quale ha promesso di eliminare tutte le sostanze chimiche pericolose, inclusi i PFAS e i perturbatori endocrini, a meno che non venga provato che sono “essenziali”. In merito a questo aspetto, la Commissione sta lavorando su un documento per chiarire cosa si intenda per uso “essenziale”. Il concetto è già definito nel Protocollo di Montreal, secondo cui una sostanza è essenziale solo se necessaria per la salute e la sicurezza della società e se non ci sono alternative possibili. Dalla mia parte continuerò a battermi per l’eliminazione totale degli interferenti endocrini senza “se” e senza “ma”, perché la salute dei cittadini non può essere condizionata, bisogna garantire un ambiente non tossico a tutti, in particolare ai soggetti più vulnerabili, come bambini e donne in gravidanza.
Infine, nella Direttiva sull’acqua potabile recentemente adottata, per la prima volta gli Stati Membri dovranno monitorare la presenza di interferenti endocrini, farmaci e microplastiche nell’acqua. Un passo importante per misurare e monitorare queste sostanze.