Allevamenti di visoni infetti da Covid, spunta il caso nascosto in Italia

VISONI

Ci voleva la costanza e l’impegno della Lav per scoprire che anche in Italia gli allevamenti di visone sono stati colpiti dal Covid. È da giugno che il Salvagente racconta come, prima in Olanda e in Danimarca, poi in molte altre nazioni, il coronavirus abbia costretto all’abbattimento di migliaia di animali. Il rischio è che i contagi di questi animali passino agli allevatori (come è stato dimostrato in altri allevamenti, in uno dei rarissimi contagi interspecie verificati) e siano una fonte di pericolo per l’uomo.

Nei mesi l’elenco dei casi e dei paesi in cui sono stati verificati contagi negli allevamenti si è allargato. L’Italia sembrava stranamente immune. Tanto strano da non essere vero.

Il contagio nascosto

E ora si scopre che i positivi c’erano già ad agosto nel nostro paese. È proprio alle analisi di agosto che risale il ritrovamento del SARS-CoV-2 in almeno 2 campioni  dai visoni di un unico allevamento. Ad ammetterlo alla Lav le autorità sanitarie, solo dopo numerosi e insistenti appelli e istanze di accesso agli atti al Ministero della Salute, al Comitato Tecnico Scientifico, alle Regioni e all’IZS (della Lombardia ed Emilia Romagna).

“Grave e irresponsabile silenzio ed inerzia delle Autorità sanitarie per non avere dato notizia di visoni infetti da SARS-CoV-2 in allevamento e scoperti già ad agosto. Invece di avviare un rigoroso screening con test diagnostici in tutti gli allevamenti di visoni in Italia, anche dopo conclamati casi di positività, il Ministero della Salute (e le Regioni) hanno continuato a limitarsi all’osservazione clinica pur sapendo che i visoni, come le persone, possono essere asintomatici” dichiara Simone Pavesi, Responsabile LAV Area Moda Animal Free.

“Di fatto, questi allevamenti, oltre a causare gravi sofferenze agli animali, sono anche dei serbatoi del coronavirus. Non avere condotto accertamenti specifici su tutti gli allevamenti di visoni in Italia ha esposto, ed espone tuttora, la salute pubblica ad un oggettivo rischio. La LAV rinnova l’appello al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ed al Ministro della Salute Roberto Speranza affinchè vieti, con urgenza, questi allevamenti. Altri Stati europei lo hanno già fatto ed ora non corrono questo ulteriore rischio di diffusione del coronavirus”. Conclude Pavesi.

Non conosci il Salvagente? Scarica GRATIS il numero con l'inchiesta sull'olio extravergine cliccando sul pulsante qui in basso e scopri cosa significa avere accesso a un’informazione davvero libera e indipendente

Sì! Voglio scaricare gratis il numero di giugno 2023

Dove è l’allevamento infetto?

Dalle informazioni acquisite gli animalisti ipotizzano che l’allevamento focolaio sia localizzato in Lombardia, dove sono presenti 2 strutture in provincia di Cremona e 1 in provincia di Brescia per un totale di quasi 40.000 visoni.  Ma esattamente in quale provincia e in quale comune? I cittadini hanno il diritto di conoscere i rischi, anche se potenziali, di maggiori esposizioni al virus SARS-CoV-2, denunciano dalla Lav.

Nonostante questa scoperta il Ministero della Salute (così come le Regioni) non ha ritenuto opportuno dare seguito alle richieste della LAV, avanzate dal mese di maggio, di attuare uno screening rigoroso che prevedesse almeno lo svolgimento di test diagnostici su tutti i visoni che per qualunque ragione – anche senza sintomi ascrivibili all’infezione da SARS-CoV-2 – muoiono in allevamento. Questo è il protocollo avviato invece dall’Olanda, così come poi sta facendo anche la Danimarca, e che ha consentito di individuare allevamenti focolaio.

Il Ministero della Salute (così come il CTS) oltre a non avere ancora dato alcuna risposta alla LAV, ha proseguito nell’attuazione della blanda indagine epidemiologica (ai sensi della propria Circolare 11120 del 14/05/2020 “Raccomandazioni e adempimenti per il commercio e l’allevamento di mustelidi”), basata sulla mera osservazione clinica degli animali e per la quale resta totale discrezione del veterinario pubblico (ASL/ATS) o del veterinario aziendale (se presente) decidere se o meno conferire all’IZS di competenza campioni per test diagnostici. 

Cosa sta accadendo in Europa

Questo in un contesto internazionale assolutamente preoccupante con:

  • crescente diffusione del coronavirus tra i visoni (ad oggi in Olanda sono stati intercettati 67 allevamenti focolaio, in Danimarca 149 e anche in Spagna almeno 1 allevamento è risultato infetto così come anche in Svezia proprio questa settimana sono emersi” i primi visoni positivi)
  • evidenze scientifiche sulla rapida evoluzione e mutazione del virus all’interno degli allevamenti intensivi dei visoni;
  • documentati centinaia di casi di persone (oltre agli allevatori stessi ed operatori del settore, anche nella comunità) che hanno contratto la malattia Covid-19 proprio dai visoni (e che presentano lo stesso sequenziamento genomico del virus isolato in questi animali).

In una risposta trasmessa alla LAV in data 19 agosto, Regione Lombardia dichiara “[..] verifiche hanno escluso la presenza di visoni con alterazioni delle funzionalità respiratorie o gastroenteriche o con altri segni clinici riconducibili ad infezione da SARS-CoV-2. Non sono inoltre emerse variazione della mortalità. 

Sono tuttora in corso ulteriori accertamenti epidemiologici e diagnostici.” 

Eppure, che i visoni possono essere portatori del virus SARS-CoV-2 ma asintomatici era una evidenza scientifica già ampiamente documentata nei focolai di allevamenti olandesi, tanto che il Ministero della Salute descrive questa particolarità proprio nella Circolare 16241 DGSAF “SARS-CoV-2 nei visoni in alcuni Paesi europei. Intensificazione dell’attività di sorveglianza e prevenzione” pubblicata due giorni dopo dalla risposta della Regione Lombardia, il 21 luglio 2020, e con la quale dichiara “gli animali [i visoni] non presentavano alcuna sintomatologia ma sono risultati positivi alla PCR-RT sia su tamponi orofaringei che rettali.” Eppure né il Ministero né le Regioni avviano alcuno screening negli allevamenti italiani.

Gli allevamenti italiani

In Italia abbiamo circa 60.000 visoni negli 8 allevamenti attivi (3 in Lombardia nelle province di Brescia, Cremona; 2 in Veneto nelle province di Padova, Venezia; 2 in Emilia-Romagna nelle province di Forlì-Cesena, Ravenna; 1 in Abruzzo, in provincia de L’Aquila).

Attualmente sembra che in un solo allevamento di visoni in provincia di Cremona siano stati condotti alcuni test diagnostici per rilevare la presenza del virus SARS-CoV-2. Ma non è chiaro se questi test sono limitati ad animali che presentano sintomi, quindi escludendo la possibilità di intercettare tutti gli asintomatici, così come non è chiaro per quale ragione test diagnostici non vengono condotti in tutti gli allevamenti di visoni in Italia.

La LAV già attiva con una petizione https://www.lav.it/petizioni/emergenza-visoni per tutelare animali e salute pubblica, che si rivolge al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, affinché l’attività di allevamento di visoni per farne pellicce venga bandita con la massima urgenza, quindi già entro l’anno, evitando così di avviare nuovi cicli di “produzione” di quelli che ormai sono vere e proprie fabbriche di virus.