Al via il bonus Pc: un aiuto alle famiglie o un favore agli operatori telefonici?

Arrivano finalmente le istruzioni per il bonus Pc annunciato già dallo scorso agosto ma pubblicato in gazzetta ufficiale solo lo scorso 1 ottobre. Il contributo comporta parecchie restrizioni che stanno già facendo storcere il naso a molti. A partire dalla decisione di utilizzare le compagnie telefoniche come unico intermediario di accesso al voucher, fino ai parametri minimi di connessione che rischiano di trasformarsi in una limitazione alla libertà di scelta. Vediamo di che si tratta.

L’importo e a chi è rivolto

Per la prima fase, il bonus pc 2020 è un contributo economico da 200 a 500 euro (un solo voucher per famiglia) per acquistare dispositivi elettronici, servizi e strumenti per la navigazione: computer, tablet e connessioni internet. Il voucher verrà diviso così: 200-400 euro per lo sconto sui servizi di connettività per una durata non inferiore a 12 mesi; 100-300 euro sulla fornitura di un personal computer o tablet che è vincolato al contratto di connessione ma diventa di proprietà dopo i 12 mesi. È rivolto alle famiglie con un Isee inferiore ai 20mila euro (stando ai fondi stanziati, il massimo dei nuclei interessati così è pari a 480mila unità, meno di un quarto degli aventi diritto). Il criterio, dunque, sarà quello dell’esaurimento fondi.

La domanda potrà essere fatta solo tramite gli operatori

Ma vediamo il primo aspetto molto discutibile: la richiesta, da effettuare prima possibile entro il 1° ottobre 2021, deve avvenire tramite un operatore di telecomunicazione, che anticiperà lo sconto e verrà poi rimborsato dallo stato. Spetta all’operatore, che non deve per forza essere quello che già fornisce un servizio al richiedente, fornire la connessione, il router, o anche il computer o il tablet per le famiglie che hanno diritto allo sconto. Perché si è deciso di non far fare la domanda direttamente all’utente? Non c’è il rischio che tra i computer che pur rientrano nei parametri minimi stabiliti da Infratel (la società pubblica che gestisce il bonus), si senta dire dall’operatore: “no, questo modello non è possibile, ma ne abbiamo un’altro che fa al caso suo?”. E c’era davvero bisogno di un altro iter che porterà nei database degli operatori già gravidi di numeri telefonici continuamente utilizzati per il telemarketing, altri dati personali?

La tua linea deve essere proprio lumaca per accedervi

Ma andiamo avanti: oltre all’Isee l’altro requisito per fruire del bonus è essere o privi di connessione internet o averne una di velocità inferiore a 30 Mbps, come le Adsl, e per accedere al voucher bisogna chiedere per forza una fibra. Anche qui, sorge un’altra perplessità. Ci sono zone in cui una fibra, a causa dell’ultimo miglio fatto di rame in cattivo stato, viaggia come un’Adsl, pur costando sensibilmente di più: perché costringere il consumatore a passare alla fibra in ogni caso, magari annullando così il beneficio del bonus nell’arco di un anno? Come se non bastasse, l’utente dovrà passare alla connessione migliore disponibile. E non soltanto all’interno del bouquet dello stesso operatore, ma in generale.

Il fornitore della linea potresti non sceglierlo tu

Dunque se l’offerta nella mia zona, almeno sulla carta (in sostanza poi, come dicevamo sopra, è tutto da sperimentare) prevede che WindTre faccia un’offerta a 1 Giga e Tim da 200 mega, sarò costretto a scegliere il primo operatore per avere il bonus. Una condizione, se da una parte sembra pensata per favorire la spinta tecnologica delle aziende, dall’altra puzza un po’ di limitazione alla libertà di scelta del consumatore. Infine, l’utente non potrà richiedere il bonus Pc, se non ha una connessione a internet, cosa che renderà la domanda complicata e farraginosa per chi è in fase di trasloco, per chi vive in una casa in cui il contratto telefonico è ancora intestato a un precedente inquilino (un ex coniuge, un parente stretto) e chissà in quali altri casi.

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Le regioni che aggiungono ulteriori limiti

A complicare le cose si aggiunga che alcune Regioni hanno chiesto di applicare il bonus solo agli abitanti di alcuni comuni: Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Toscana. L’elenco dei comuni sarà reso noto non appena comunicato ad Infratel Italia dalle regioni interessate. In una seconda fase, probabilmente entro fine 2020 dovrebbe essere approvato un ulteriore bonus per famiglie con Isee inferiore a 50mila euro e per imprese. Nel frattempo, per come è strutturato il primo, il timore che si riveli più una marchetta per gli operatori che un vantaggio per gli italiani, è alto.