In Francia, , sotto la pressione dei consumatori, i produttori hanno migliorato i pannolini per bambini, sia dal punto di vista della presenza di allergeni che da quello della trasparenza nei confronti dei consumatori sulle sostanze contaminanti. In Italia, invece, la stessa politica non sembra così apprezzata dai produttori, tanto che per esempio tra il sito francese e quello italiano di Pampers, c’è una bella differenza di informazioni fornite.
Dopo la pressione, miglioramenti in Francia su comunicazione e composizione
“La nostra nuova prova sui pannolini per neonati rivela progressi rassicuranti” scrive il magazine francese 60 millions de consommateurs, che ha sollevato il caso allergeni nei pannolini presso l’Anses, l’autorità di sicurezza sanitaria francese. E sembra che l’impegno preso nel febbraio 2019 dai produttori, di essere più trasparenti con i consumatori, stia effettivamente dando i suoi effetti. I pannolini, scrive 60 millions “espongono i bambini molto meno di prima a contaminanti rischiosi come derivati ​​del cloro, residui di pesticidi, composti organici volatili, ecc. E i produttori utilizzano anche meno profumi, limitando gli allergeni, secondo l’etichettatura”. Inoltre, sebbene non tutti i produttori mostrino i componenti sulla confezione, maggiori informazioni sono disponibili sui siti commerciali. “Diversi marchi si spingono al punto di pubblicare online i risultati delle analisi tossicologiche condotte da laboratori indipendenti” scrive 60 millions.
L’esempio i Pampers Baby-dry
Una buona notizia per i francesi, ma gli italiani? Nel nostro paese la stessa attenzione crescente sia su contenuti che su trasparenza non risulta pervenuta. Nessun impegno da parte della categoria, e casi che saltano all’occhio. Per esempio quello di Pampers: abbiamo preso in considerazione i pannolini Baby-dry, controllando come vengono presentati nel sito francese e sin quello italiano. Nel primo, l’azienda scrive: “100% sicuro. Pannolini testati e certificati, che rispettano la pelle dei bambini”, mostra il certificato standard 100 di Oeko-Test, istituto indipendente che verifica la presenza di centinaia di sostanze nocive. Poi viene specificato che il prodotto è stato testato dermatologicamente e clinicamente, con “l’assicurazione di un utilizzo in tutta sicurezza per il rispetto della pelle del bambino, senza i 26 allergeni elencati dall’Ue”, e ancora “senza aggiunta di sostanze tossiche. Una selezione rigorosa dei nostri componenti sviluppata in collaborazione con pediatri e tossicologi”. Certo, sono rassicurazioni che non entrano nello specifico. Ma confrontiamo con quanto il sito Pampers comunica ai clienti italiani per lo stesso prodotto: grossa energia spesa per comunicare in tutte le salse che il materiale è traspirante e assorbente, e solo un bollino con su scritto: “clinicamente testato”. Perché questa differenza? I consumatori italiano meritano meno trasparenza di quelli francesi? Ed è solo una questione di comunicazione, o i prodotti per il mercato italiano vengono fatti anche in maniera diversa, riguardo i componenti?