Caro direttore, abbiamo avuto modo di leggere il vostro articolo “Una ciotola da paura” sul numero di luglio 2020 e riteniamo utile segnalare che la normativa europea e nazionale sugli alimenti per animali da compagnia (pet food) è spesso anche più stringente di quella per l’alimentazione umana ed è sempre fondata sui pareri delle Autorità competenti per i controlli ufficiali. Qualora necessario, i diversi comitati si avvalgono anche dei pareri dell’Autorità europea per la Sicurezza alimentare (Efsa). Riteniamo quindi indispensabile segnalare le scorrettezze dell’articolo.
“Carne da animali ignoti”.
La normativa sulla produzione del pet food prevede uno stringente controllo della tracciabilità di tutte le materie prime dal campo/stalla al prodotto finito. Il Regolamento 767/2009, prevede chiaramente l’obbligo di etichettare un numero verde o altro mezzo di comunicazione attraverso il quale l’operatore del settore dei mangimi responsabile dell’etichettatura deve informare l’acquirente delle specifiche materie prime etichettate.
“Non esiste normativa sui pesticidi”
Per quanto i limiti di residui di antiparassitari nei mangimi, l’industria si conforma ai valori previsti dal Reg. 396/2005, concernente i livelli massimi di residui di antiparassitari nei o sui prodotti alimentari e mangimi di origine vegetale e animale. Riguardo all’Acrilammide l’Efsa sta procedendo con gli studi per verificare la cancerogenicità nell’uomo e non ha mai verificato e scritto che è “riconosciuta come sostanza cancerogena per gli animali”.
“Tutto l’aspetto che riguarda l’etichettatura, gli ingredienti e i claim è regolato dalle Linee guida della Fediaf, l’organismo commerciale…”
L’etichettatura del pet food è regolamentata dal Reg. Ce 767/2009.
“Non possiamo sottovalutare la quantità di metalli pesanti nei prodotti. Questo crea un problema di accumulo che la legislazione europea non considera. Infatti, non esiste per gli animali nessuna normativa che definisce il livello di esposizione tollerabile…”
I limiti massimi tengono conto della possibilità di accumulo. Le opinioni Efsa sui limiti massimi per mangimi completi tengono conto della possibilità di accumulo dei contaminanti.
“Per quanto riguarda i grassi, non ci sono ancora linee guida comuni.”
Esistono linee guida comuni sui grassi. Quella pubblicata dalla Fediaf, col supporto del comitato scientifico esterno, spiega l’importante ruolo dei grassi nell’alimentazione e stabilisce livelli raccomandati delle varie componenti nutrizionali, inclusi i grassi, per le varie fasi di vita del cane e del gatto.
Associazione nazionale imprese per l’alimentazione
e la cura degli animali da compagnia – Assalco
Cari amici di Assalco,
abbiamo cercato di riportare i punti salienti delle vostre precisazioni. Nella vostra lunga lettera ci tenete a precisare che il settore è più regolamentato di quanto sia apparso a noi. Prendiamo atto del vostro punto di vista. Resta il fatto che – tanto per citare i pesticidi che abbiamo trovato nelle nostre analisi – non c’è alcun limite nel Regolamento 396/2005 per pyperonil butoxide che pure per l’Epa, l’Ente di protezione ambientale Usa (non incline di certo a una politica oltranzista nei confronti dei fitofarmaci, anzi) nel 2015 ha classificato come possibile cancerogeno per l’uomo.
Per quanto sia comprensibile la vostra convinzione che la normativa sia stringente quanto o più di quella per l’alimentazione umana, anche la sottovalutazione nei confronti dell’acrilammide non sembra confermare tanta attenzione del legislatore. Basti ricordare che in Europa tutte le industrie che producono alimentazione umana hanno accettato di rientrare in valori guida considerati non pericolosi per l’uomo. Speriamo che altrettanto facciano quelle che producono pet food di fronte al sospetto (ben fondato, aggiungiamo noi) di una possibile cancerogenicità del contaminante.