Anche il Messico dice addio al glifosato: “Oltre la produttività, c’è la salute”

GLIFOSATO

Dopo che Bayer ha deciso di sborsare oltre 10 miliardi di dollari per mettere fine alla tempesta di cause che la aspettavano da parte di chi si era ammalato di cancro accusando il glifosato, sembra che la vita per il diserbante più utilizzato nella storia dell’umanità si sia fatta molto più difficile. Nel silenzio dell’Epa e dell’Efsa, le due autorità che negli Usa e in Europa non sono mai state sfiorate dal dubbio sulla sua pericolosità, sono molti quelli i paesi che hanno deciso di bandire il pesticida.

Ultimo, in ordine di tempo, è il Messico. “Alla luce delle prove scientifiche della tossicità del glifosato, che dimostrano gli impatti sulla salute umana e sull’ambiente, il Segretariato per l’ambiente e le risorse naturali (SEMARNAT) ha adottato importanti misure per ridurre gradualmente l’uso di questa sostanza chimica fino a raggiungere un divieto totale nel 2024”. È quanto ha annunciato Adelita San Vicente Tello, direttore generale del settore primario e risorse naturali rinnovabili del SEMARNAT.

San Vicente Tello ha spiegato che la questione dei pesticidi ha provocato una grande lotta per diversi anni, e ora SEMARNAT, con Victor M. Toledo al timone, sta compiendo passi determinati verso la trasformazione del sistema agroalimentare del paese al fine di renderlo “Più sicuro, più sano e più rispettoso dell’ambiente”.

Tra le azioni già intraprese, ha ricordato che nel novembre dello scorso anno, in base al principio di precauzione per la prevenzione dei rischi ambientali, SEMARNAT aveva bloccato l’importazione di mille tonnellate di glifosato.

San Vicente Tello ha affermato che, insieme al Consiglio Nazionale della Scienza e della Tecnologia, sta analizzando alternative all’uso degli erbicidi a base di glifosato per la produzione agricola su larga scala, in quanto vi sono molte esperienze di gestione delle infestanti con metodi che gli stessi agricoltori e le comunità indigene hanno applicato per migliaia di anni. E ha concluso che di fronte a questo problema dobbiamo agire tutti, perché “oltre la produttività, c’è la salute umana e ambientale”.

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