I conflitti d’interesse di chi difende il glifosato

Un gruppo di ricercatori, professori e imprenditori, tutti facenti parte di Seta (Scienza e tecnologia per l’agricoltura) scrivono una lettera al quotidiano il Messaggero per sostenere la bontà del glifosato. Peccato che il primo firmatario fosse già finito nel mirino di Greenpeace e di Le Monde per i rapporti con l’industria del biotech. La lettera  esordisce dicendo che è “la dose a fare il veleno”,  e che “i pregiudizi possono far diventare ciechi”. A ben guardare però, come scriveva già il Salvagente nel 2016, si vede benissimo che Angelo Moretto, direttore del Centro internazionale per gli antiparassitari e la prevenzione sanitaria dell’ospedale Sacco di Milano, nel curriculum, abbia rapporti di contiguità con l’agrobusiness che lasciano molto perplessi.

A raccontare il profilo di Angelo Moretto, era stata Greenpeace nel 2016, che con una nota aveva dichiarato i suoi “legami con l’Istituto Life Sciences International (Ilsi). Ilsi Europa riceve la maggior parte dei suoi finanziamenti di esercizio e di ricerca da aziende private, inclusi i produttori di glifosato Dow e Monsanto. E l’Istituto di Salute e Scienze Ambientali dell’Ilsi, (Hesi) è finanziata principalmente da aziende private, tra cui, anche qui, i produttori di glifosato Dow, Monsanto e Syngenta“. Tra i membri dell’Ilsi ci sono altri big mondiali come Nestlé, Coca cola, Exxon, Pepsi, Pfizer, McDonald, Novartis, Procter & Gamble.

Al tempo, Angelo Moretto, era un membro del team direttivo del progetto Risk21, gestito dalla fondazione Hesi, della quale era membro del consiglio di fondazione. E nel 2016, faceva parte anche del gruppo di esperti della Fao e dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Jmpr), che aveva espresso un parere assolutorio sulla cancerogenicità il glifosato. Oggi Moretto risulta ancora membro del comitato consultivo scientifico di Risk21. Inoltre, nel 2017, Le Monde fa un grande clamore con una inchiesta sui “Monsanto papers”, che svela i legami della multinazionale con il mondo della ricerca. Nell’ambito di quella inchiesta, il quotidiano francese sottolinea come Moretto, in un paio di occasioni, firmi articoli con posizioni screditanti dello Iarc, l’organismo dell’Oms che per primo ha parlato di cancerogenicità dell’erbicida glifosato.

Dunque, una lettera in difesa del prodotto della Bayer Monsanto che parte con queste premesse, risulta ai nostri occhi, e probabilmente a quelli molti, poco credibile.

 

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