In un epoca in cui il riscaldamento climatico e l’inquinamento sono grosse leve che attivano le persone più sensibili, nel mercato un po’ tutti cercano di puntare sull’ecocompatilità per vendere di più. Anche nel settore dei carburanti, come Eni che ha pubblicizzato Diesel+ come gasolio migliore per le prestazioni e per l’ambiente. Spot che però sono accusate di ingannevolezza da Legambiente, Movimento difesa del cittadino European federation of transportation and environment, che sono ricorsi all’Antitrust.
Le ragioni della procedura
Il garante per la concorrenza e il mercato ha deciso di aprire una procedura per verificare se Eni effettivamente sia sanzionabile per pubblicità ingannevole e pratica commerciale scorretta. “Al centro del nostro rilievo” spiega Andrea Poggio, responsabile mobilità e stili di vita di Legambiente, al Salvagente, “la promessa delle pubblicità di Eni Diesel + di ridurre fino al 4% dei consumi e di inquinare fino al 40% in meno”. L’esposto delle tre associazioni è dello scorso febbraio, e quella pubblicità è stata sostituita nei media dall’aprile successivo, rimanendo però nei distributori di carburante e sul sito della compagnia. “Quello che chiedevamo noi era di capire in base a cosa l’azienda potesse garantire quei numeri”. L’Eni ha risposto ma le risposte, non considerate sufficienti alle associazioni, non sono bastate all’Antitrust per archiviare la pratica.
La posizione di Eni
Nello specifico, Eni ha messo sul tavolo una serie di esperti, incluso il Cnr. “Sulla riduzione dei consumi – sostiene Poggio – la stessa Eni ammette che i benefici rispetto al diesel normale sono pressoché nulli sui nuovi modelli di auto”, in ogni caso è una promessa valida solo in condizioni ottimali. Mentre sulla riduzione delle emissioni, riassume bene Stefano Feltri sul Fatto quotidiano: “I test condotti dal Cnr per conto dell’Eni, alcuni modelli di auto risultano avere cali di alcuni parametri intorno a quella cifra. Ma non sembra possibile generalizzare e quanto ai temuti Nox (ossidi di azoto e le loro miscele, ndr), scrive l’Antitrust, ‘non si sono ottenuti significativi risultati’ diversi da altri carburanti analoghi”. C’è poi la questione del risparmo di anidride carbonica risparmiata. “Se consideriamo l’utilizzo di green diesel in Diesel +, fatto anche con l’olio di palma, l’impatto ecologico complessivo è negativo, a causa della deforestazione che le piantagioni producono”, sostiene l’esponente di Legambiente. Lo stesso olio di palma, per questo motivo, è stato inserito nella direttiva europea sull’energie rinnovabili come sostanza da togliere dai biocarburanti.
La decisione a dicembre
Adesso l’Eni ha tempo fino al 22 dicembre per presentare all’Autorità le sue controdeduzioni, poi l’Antitrust deciderà se il messaggio è stato ingannevole nei confronti dei consumatori o no. In caso positivo, Eni rischia una multa fino a 5 milioni di euro. “Non molto, per un colosso come Eni” ammette Poggio.