Di come gli operatori telefonici stiano giocando con furbizia la partita sui rimborsi abbiamo scritto in diverse occasioni. Tra queste, avevamo raccontato le bizzarre risposte ricevute dagli operatori del 187 della Tim. A tal proposito riportiamo di seguito una mail ricevuta da un nostro lettore, che ci racconta la sua storia che sembra confermare come siamo ben lontani dai rimborsi automatici voluti dall’Agcom. Alle bollette a 28 giorni e alla modalità di richiesta di ristoro o di compensazioni alternative, abbiamo dedicato un ampio servizio nel numero del Salvagente in edicola dal 23 ottobre.
“La richiamiamo noi”…
Ci scrive Piero Ghiani: “Circa un mese fa mia moglie, facendo riferimento alla linea telefonica Tim fissa di casa di cui io sono intestatario, ha chiamato il 187 chiedendo all’operatore informazioni sulle procedure adottate da Tim per procedere al rimborso dei giorni erosi con la fatturazione a 28 giorni. Ebbene, l’operatore ha chiesto a mia moglie di fornirgli un suo recapito telefonico di cellulare dicendole espressamente che, al massimo entro e non oltre 5 giorni, sarebbe stata contattata dall’ufficio amministrativo che le avrebbe fornito indicazioni in merito al quesito posto. Sono trascorsi oltre 10 gg senza che sia arrivata alcuna telefonata e pertanto mia moglie ha nuovamente chiamato il 187, sollecitando la questione e l ‘operatore di turno le ha risposto esattamente come il suo precedente collega, aggiungendo, date le lamentele di mia moglie, che l’argomento non era di loro competenza trattandosi di una questione amministrativa. Ad oggi non è mai giunta alcuna telefonata di chiarimento da parte di Tim, contrariamente a quanto promesso”. Il nostro lettore si chiede se l’azienda non stia tergiversando e se non abbia fornito “precise indicazioni agli operatori affinché i medesimi, a fronte di quesiti in merito ai dovuti rimborsi verso i clienti, rispondano prendendo tempo e senza fornire alcun tipo di indicazione”. Continua la mail: “Preciso che nessuno dei due operatori ha fatto riferimento ai canali conciliativi… parrebbe quindi che Tim stia ora ricorrendo ad una “tattica” diversa per evitare di affrontare la questione. Trovo che questo modus operandi, che richiama alla mente l’immagine dello struzzo che nasconde la testa nel buco, risulta per di più offensivo verso il cliente, come a ritenere che quest’ultimo possa facilmente essere preso per i fondelli con un semplice “ti richiamo tra 5 gg e ti spiego”!”.
La buona fede va dimostrata in pratica
Il Salvagente crede nella buona fede degli operatori telefonici, che però devono dimostrarla con atti concreti, a partire da casi come quello del signor Ghiani, giustamente arrabbiato per la difficoltà di riavere quello che gli spetta.