Che siamo in un paese per molti aspetti curioso lo sapevamo, che poi la curiosità vada di pari passo alla fantasia lo apprendiamo ogni giorno di più e ci facciamo il callo fin quasi a “sopportare” che la tredicesima non sia più un diritto dei lavoratori ma un diritto per delle imprese. Fortunatamente le associazioni dei consumatori hanno reagito, tutte remando per lo stesso verso fino ad ottenere lo stop a questa farsa che b, sia in termini economici che in termini morali, quasi che un contratto non fosse più una condivisione tra due soggetti.
Ora, con il pronunciamento del Consiglio di Stato, si è messo fine alla triste vicenda della fatturazione a 28 giorni che permetteva di ricavare un mese di pagamento in più su base annua alle compagnie telefoniche. L’illegittimità di tale condotta è stata riconosciuta dall’Autorità Garante delle Comunicazioni e dal TAR del Lazio. I rimborsi dovranno arrivare automaticamente agli utenti attraverso la riassegnazione di un credito da detrarre dal costo del proprio abbonamento. Queste le indicazioni che, tanto per dire, non sono da valutare, bensì da attuare. Ma qui nasce l’atra novità che accresce curiosità e fantasia: le compagnie telefoniche non sembrano essere esattamente d’accordo nel rispettare tale OBBLIGO, al contrario credono di poter ancora mediare, trattare; o, addirittura, credono di poter compensare tali debiti (perché di debito si tratta quello contratto con l’inganno verso i propri clienti), con l’offerta di piani tariffari alternativi, come taluni stanno prospettando in questi giorni, omettendo ovviamente che con l’accettazione del piano si stia accettando anche la compensazione del debito.
Ma noi ci stiamo ad aggiungere alla beffa dell’invenzione anche l’inganno. No. Non ci stiamo proprio per niente. Ora, due sono le cose da fare: la prima è quella di restituire il maltolto senza se e senza ma riaccreditando le somme sottratte con l’invenzione di fantasia; la seconda, è quella di trovare velocemente il sistema di risarcire chi nel frattempo ha cambiato operatore. Sì, perché cambiando l’operatore, nessuno ha rinunciato al credito che vanta nei confronti del suo ex gestore, quindi vanno risarciti anche tutti coloro che nel frattempo sono migrati verso altri operatori.
Infine, piantiamola di essere il paese delle chimere, iniziamo a pensare al servizio ed alla qualità, lì sì che siamo indietro. Care compagnie telefoniche, tanto veloci a prendere, quando vi deciderete a dare in servizio e qualità? Qui sì che avete attuato la politica del gambero! Verrebbe quasi da pensare che la prossima fantasiosa variazione contrattuale dovremmo farla noi, portando l’anno a 10 mesi.
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