L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) pubblica i residui di pesticidi esaminando 12 prodotti alimentari comprati in giro per l’Europa, anche in Italia. Nel nostro paese, il 35% dei campioni contiene pesticidi al di sopra del limite di quantificazione, e di questi il 2,6 sono oltre i limiti di legge. Una percentuale sotto la media europea, che però registra un aumento di mezzo punto rispetto all’anno precedente. 137 i pesticidi analizzati nei campioni italiani, oltre 400 quelli ricercati.
Il problema dei multiresidui
Sul fronte dei multiresidui di pesticidi, che producono il cosiddetto effetto cocktail, su cui purtroppo l’Ue non ha ancora stabilito dei limiti o una legislazione di massima, sono diversi i vegetali con percentuali altissime di tracce composite. Su tutti il ribes, in cui sono stati trovati multiresidui nel 70% dei campioni analizzati, seguiti da more, limes, limoni, ciliegie. In particolare, colpisce la presenza di più di 5 pesticidi su un ribes su 4 analizzati e su peperoncini (19%), tè (16%), uva, ciliegie e fragole (13%). In generale, Quando i livelli massimi di residui sono stati superati, le eccedenze maggiori sono state trovate in riso e pere, seguiti da fagioli secchi, carote, segale, kiwi, patate, arance, cavolfiori e cipolle. Colpisce poi un altro dato: oltre seimila campioni analizzati sono stati dichiarati di origine sconosciuta, di cui 345 solo in Italia (pari al 3,1% dei campioni). Com’è possibile che in Europa girino tanti prodotti alimentari di cui non è possibile conoscere l’origine?
Lo studio
Lo studio, che fa riferimento al 2017, ha esaminato 88.247 campioni in tutti gli stati membri, a parte Islanda e Norvegia. Sono stati considerati dodici prodotti alimentari: arance, pere, kiwi, cavolfiori, cipolle, carote, patate, fagioli secchi, grano di segale, chicchi di riso decorticato, grasso di pollame e grasso di pecora. Questi articoli sono stati testati per 171 pesticidi – 149 in prodotti a base di piante, 8 in alimenti di origine animale e 14 in entrambi. Lo studio ha rilevato che il 95,9% degli 88,247 campioni analizzati rientrava nei limiti di legge (84,627 campioni), mentre il 41,8% dei campioni analizzati conteneva residui quantificati pari o inferiori ai livelli massimi di residui.
Il glifosato
Il glifosato è stato trovato in 9 campioni di grano su 100, ma sorprendentemente il prodotto con tracce di glifosato più frequenti sono le lenticchie essiccate (41% dei casi), seguite da pere e orzo. Se invece prendiamo in considerazione i campioni con livelli del pesticida della Monsanto oltre i limiti di legge, il picco massimo viene dall’orzo saraceno e da altri pseudocereali (quinoa, amaranto…), generalmente considerati migliori per la salute (8,9% di campioni fuori norma) e dal miele (4,3%). In generale i pesticidi che più spesso hanno superato i limiti di legge sono: Dithiocarbamates; Trimethyl-sulfonium cation; Anthraquinone; Fosetyl-Al; Nicotine; Chlordecone; Acetamiprid; Bromide ion; Chlorpyrifos e Carbendazim. Di questi, ben quattro non sono autorizzati ad essere utilizzati come pesticidi o biocidi: Anthraquinone, Nicotine, Chlordecone e Carbendazim.
L’Efsa tranquillizza, ma…
L’Efsa ha concluso che “per i campioni analizzati, la probabilità che i cittadini europei siano esposti a livelli di residui di antiparassitari che potrebbero portare a risultati negativi per la salute è bassa”. In realtà, ci sono ancora tanti, troppi numeri, a partire dai multiresidui, che ci dicono che serve urgentemente una legislazione più stringente, come spiega anche il servizio di copertina del Salvagente di Luglio che indaga sui residui di pesticidi nei pomodori. Ma non solo: il numero di residui che superano i limiti di legge sono aumentati rispetto all’anno precedente, portandosi su una media del 4,1& rispetto al precedente 3,8.
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