Ci risiamo. Nonostante l’attuale governo ha promesso di ostacolare l’approvazione del Ttip, il trattato commerciale Usa-Ue, ieri tutti i governi dell’Unione – compreso l’Italia, quindi – hanno dato via libera ai mandati chiesti dalla Commissione europea per negoziare un nuovo accordo transatlantico di liberalizzazione del commercio con gli Stati Uniti. Dopo lo stop di agosto 2016, il 15 marzo scorso il Parlamento aveva votato contro la riapertura dei negoziati: un voto completamente stravolto dalla decisione di ieri.
Le promesse mancate del Governo
“Che fine hanno fatto Salvini e Di Mio che solo qualche mese fa nel contratto di governo scrivevano e sottoscrivevano che per quanto concerne Ceta, MESChina, TTIP e trattati di medesimo tenore intendiamo opporci in tutte le sedi, in quanto determinano un eccessivo affievolimento della tutela dei diritti dei cittadini, oltre ad una lesione della concorrenza virtuosa a scapito della sostenibilità del mercato interno” denuncia la campagna Stop-Ttip Italia che sta seguendo la vicenda fin dalle origini.
I documenti ufficiali del nuovo TTIP consistono in due mandati a negoziare che ora i tecnici della Commissione possono utilizzare (al fianco del vecchio mandato del 2013 che lanciò il TTIP e resta saldamente in vigore per ogni evenienza) come base per discutere, con la riservatezza che il commercio comporta, di materie che riguardano la nostra vita quotidiana.
Il primo mandato: i dazi
I prodotti agroalimentari, quelli su cui si concentrano maggiormente le preoccupazioni della campagna Stop-Ttip dal momento che l’accordo potrebbe significare un abbassamento delle tutele per i consumatori e il via libero a prodotti alimentari con pesticidi, ogm e il temuto glifosato, sono completamente esclusi dal primo mandato ma sono inclusi nel secondo. Come si legge nel comunicato Stop-ttip: “Con il primo mandato i Governi Ue autorizzano la Commissione a trattare con Trump l’azzeramento di dazi e quote “ingiustificati” su tutti i prodotti industriali scambiati tranne quelli agroalimentari. La Commissione dovrà svolgere, su richiesta francese, una valutazione d’impatto dell’eventuale nuovo accordo “il prima possibile”, che dovrà essere “tenuta in considerazione”, ma senza alcun obbligo a farlo”.
Il secondo mandato: le valutazioni di conformità
Continua la nota: “Con il secondo mandato si entra nel merito di regole e standard, quelle barriere non tariffarie che – stando all’ultima valutazione dell’UE sul TTIP – costituiscono il vero cuore della faccenda. Quelli che noi chiamiamo diritti e tutele, per USA e Ue (e da ieri anche per l’Italia) rappresentano il 70% degli ostacoli al commercio transatlantico.
Per aggirarli o indebolirli la strategia è semplice: semplificare il riconoscimento dei risultati delle valutazioni di conformità dei prodotti, il che significa – con tutta probabilità – scegliere la via meno rigorosa per produrre e/o distribuire e, di conseguenza, autorizzare le importazioni di prodotti o sostanze. Il tutto, promette Bruxelles “garantendo un livello elevato di protezione nell’UE”, che però non è definito in alcun modo”.
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Nessun settore è escluso da questo rullo compressore: cibo, ambiente, chimica, farmaci, tutto sarà oggetto di contrattazione riservata tra Junker e Trump grazie all’ok dei paesi membri come il nostro.
Infine, tutti gli accordi di mutuo riconoscimento di regolamenti già in essere tra USA e Ue – basati cioè sull’accertamento dell’equivalenza dei modi di produzione e della loro certificazione conforme dell’altra Parte – potranno essere riaperti per livellare ulteriormente i potenziali ostacoli. E anche in questo caso nessun settore produttivo è escluso.
Per portare avanti questo dialogo la Commissione si impegna a creare una “struttura istituzionale” che ragionevolmente ricalcherà la pericolosa Cooperazione regolatoria già proposta nel “vecchio” TTIP e in vigore nel CETA. Si tratta di un sistema composto da comitati bilaterali fuori dal controllo del Parlamento europeo, resi opachi dal segreto commerciale. In quelle stanze, pochi tecnici con il mandato di snellire la burocrazia, passeranno al vaglio anche leggi e regolamenti che mettono cittadini e consumatori al riparo da potenziali minacce ambientali o sanitarie.
Il vecchio mandato ancora in vigore
Sullo sfondo di questo quadro inquietante, come dicevamo, resta il mandato negoziale relativo al primo TTIP, accordato nel 2013 alla Commissione europea prima che esplodesse una protesta dilagata al punto da dover congelare le trattative. Un mandato mai revocato – e quindi ancora utilizzabile – che copre proprio tutti i settori, compresa l’agricoltura e i servizi pubblici. Procedendo per tappe, come paventa il capo della Direzione Generale Commercio dell’esecutivo comunitario Jean-Luc Demarty, sarà possibile arrivare a discutere anche di queste faccende, a patto che Washington apra i suoi appalti pubblici agli investitori europei. Esattamente lo scoglio sul quale il TTIP originale si era arenato e sotto il quale gli improvvisati “sovranisti” di casa nostra si erano impegnati a seppellire per sempre tutti i trattati tossici. Una posizione che sostenevamo prima di loro e per la quale continueremo a lottare, con la stessa forza di prima e anche più convinti.