L’erbicida Roundup contenente glifosato “è stato un fattore determinante” nel procurare il cancro ad un uomo di 70 anni, Edwin Hardeman, che lo ha usato per decenni nel suo giardino. Lo ha stabilito un tribunale californiano all’unanimità infliggendo il secondo colpo in un anno alla Monsanto già condannata a risarcire con 78 milioni di dollari il giardiniere Dewayne Johnson che ha portato a processo la multinazionale ritenendo il glifosato contenuto nel Roundup responsabile del suo cancro. Il colosso americano è anche stato accusato di aver negato l’esistenza di rischi per la salute. Sia a Johnson che ad Hardeman è stato diagnosticato un linfoma non Hodgkin.
La nuova pronuncia è arrivata martedì il 19 marzo e sposta ora il processo in una seconda fase in cui i giurati si occuperanno della questione della responsabilità e dei danni.
I giurati hanno deliberato per quasi una settimana prima di valutare l’unica domanda a cui hanno dovuto rispondere nella prima fase del processo . Il giudice distrettuale degli Stati Uniti, Vince Chhabria, ha limitato drasticamente le prove che i giurati hanno potuto ascoltare nella prima fase e ha per lo più escluso l’esame delle prove sulle presunte azioni di Monsanto per controllare o manipolare la documentazione scientifica. Ma tali prove saranno al centro della seconda fase processuale.
Il verdetto è stato una vittoria significativa non solo per Hardeman, ma per le altre migliaia di querelanti negli Stati Uniti che hanno fatto causa alla Monsanto e hanno anche affermato che l’esposizione agli erbicidi a base di glifosato della compagnia causava linfoma non Hodgkin.
Ovvia la delusione di Bayer che si è detta certa che “la scienza confermi che gli erbicidi a base di glifosato non causano il cancro. Siamo fiduciosi che le prove nella seconda fase mostreranno che la condotta di Monsanto è stata appropriata e che la società non dovrebbe essere ritenuta responsabile per il cancro del signor Hardeman”.
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