L’alternativa al caucciù, sostenibile ed europea: la scoperta italiana

Una gomma naturale, non Ogm, alternativa a quella prodotta dal caucciù. È quella che può essere estratta dalle piante di taraxacum kok-saghyz, un tarassaco tipico del Kazakistan; nelle radici di questa pianta che cresce in Russia russa è presente, infatti, un lattice che produce una gomma naturale, dalle caratteristiche assimilabili a quella estratta dall’“albero della gomma”.

È questo il risultato della ricerca che ha impegnato la divisione Bioenergia, bioraffineria e chimica verde di Enea, su spinta della Ue, che da tempo cerca di stimolare il mondo della scienza a trovare un’alternativa alla gomma prodotta dal caucciù, oggi presente solo nel sud-est asiatico. Le ragioni sono, innanzi tutto economiche, come spiega Paolo Facella, il ricercatore Enea impegnato in questo studio pubblicato sulla rivista Bmc Genomics, visto che l’utilizzo della gomma è molto diffuso e sia gli Usa che l’Europa devono importarla. Sono, infatti, un centinaio i prodotti che necessitano della resistenza della gomma sintetica che si ottiene dalla lavorazione di quella naturale, e vanno dai preservativi ai guanti utilizzati in chirurgia fino agli pneumatici degli aerei, per fare solo alcuni esempi. “È evidente che, se si producesse gomma naturale anche in Europa, il costo diminuirebbe, a beneficio anche del consumatore ”, e si farebbe un bene al pianeta, da un punto di vista “ecologico ed ecocompatibile, dato che per realizzare coltivazioni di caucciù si deforesta…”, spiega Facella.

Il tarassaco russo, invece, pur essendo originario di altipiani dove le temperature sono diverse da quelle europee, non ha difficoltà a crescere in luoghi più temperati e può essere coltivato in “terreni marginali”. È molto simile al tarassaco officinale che cresce spontaneamente (quello che viene chiamato comunemente “soffione”) con la differenza che questa specie originaria del Kazakistan contiene un lattice che produce gomma, appunto. Tuttavia, non tutte le piante ne contengono la stessa quantità. Per questo i ricercatori Enea si sono concentrati sul capire quali siano i motivi per cui questo accada: “Il  confronto tra esemplari di tarassaco russo ad alta e a bassa produzione di gomma ha dimostrato che la quantità sintetizzata è influenzata in maniera consistente dalla sintesi di altri metaboliti nella radice (come alcuni terpeni e fenilpropanoidi), che risultano essere in competizione con essa; intervenendo geneticamente sulla produzione di questi metaboliti, sarà quindi, possibile migliorare la  resa in gomma naturale”. In soldoni, inibendo l’attività di questi metaboliti, crescerebbe la produzione di gomma. Senza peraltro nessuna necessità di creare una pianta geneticamente modificata.

Enea non è l’unico ente di ricerca che sta lavorando sull’alternativa all’albero della gomma. “Dobbiamo sapere, infatti, che questa pianta, hevea brasiliensis, ha – come dice la parola stessa – un’origine diversa rispetto al luogo in cui oggi cresce, perché in passato è stata colpita da un parassita”: si tratta di una specie “molto suscettibile, insomma”.

Va da se’ che questo studio apre la strada alle possibili future applicazioni, non ultima la valorizzazione di colture del nostro territorio, in particolare in Basilicata, dove il centro ricerche Enea della Trisaia svolge un ruolo di collegamento tra le aziende e il mondo della ricerca: un territorio particolarmente ricco di biodiversità agraria che rappresenta una fonte straordinaria di specie vegetali di notevole interesse per la produzione di composti ad alto valore aggiunto.

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