Legge sul ripristino della natura: chi esulta oggi, lavora contro il bene comune

PESTICIDI VIETATI

Cia, Coldiretti, Confagricoltura e Filiera Italia esultano per lo stop alla proposta di legge Ue sul ripristino della natura che aveva l’obiettivo di recuperare il 20% degli ecosistemi degradati entro il 2030. A parole si dicono attenti custodi del territorio e della biodiversità, ma nei fatti sono i principali responsabili della perdita di natura attraverso l’uso massiccio di pesticidi e fertilizzanti chimici.

 

Perdita di biodiversità e crisi climatica sono intrinsecamente collegate e non è possibile fermare il cambiamento climatico senza il corretto funzionamento dei sistemi naturali, che dipendono dalla biodiversità. Oceani, foreste, suolo, sistemi di acque dolci e salmastre, praterie marine, barriere coralline, svolgono un ruolo determinante nell’assorbire i gas serra, ridurre gli impatti degli eventi climatici estremi, aumentare la nostra sicurezza sul territorio e consentirci di adattarci ad un clima già cambiato.

Non abbiamo molte via d’uscita: se vogliamo un Pianeta vivibile per noi e per le prossime generazioni dobbiamo portare avanti la transizione ecologica che ci impone di ridurre drasticamente le emissioni di gas serra, fermare la perdita di natura, ricostruire gli ecosistemi che abbiamo distrutto o degradato. Ognuna di queste azioni è cruciale e sfidante, ma ricostruire gli ecosistemi e aumentare la biodiversità che ci serve per vivere e per mitigare la crisi climatica è la più innovativa e stimolante. È un’azione fondamentale per passare da un’economia impostata sull’utilizzo insostenibile e la distruzione della biosfera a un’economia di “ricostruzione” verde. Un vero e proprio piano Marshall che potrebbe trainare nuovi posti di lavoro, rafforzare la nostra sicurezza e benessere, ridurre le drammatiche perdite e la spesa dovuta alla catastrofe climatica.

Secondo 3.300 scienziati, che lavorano su questi temi nel mondo e che hanno recentemente firmato un documento congiunto, ripristinare gli ecosistemi non è solo un’azione fondamentale per garantire un futuro all’umanità, ma è anche economicamente vantaggiosa, valutando il rapporto costi benefici 1 a 12 a favore dei benefici.

Consapevole di tutto ciò, a giugno 2022 la Commissione Europea ha pubblicato una proposta di Legge sul ripristino della natura (Nature Restoration Law), con l’obiettivo generale di recuperare il 20% degli ecosistemi degradati in EU entro il 2030 e il 100% entro il 2050. Questa proposta di Legge è uno degli strumenti attuativi della Strategia europea biodiversità 2030, parte integrante del Green Deal.

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Durante il suo percorso di approvazione da parte del Consiglio e del Parlamento la proposta è stata approvato dal primo, ma ha avuto un parere contrario dalle Commissioni Agricoltura e Pesca e ha registrato una situazione di stallo (44 a 44) nella Commissione Ambiente. Il suo destino sarà deciso a questo punto dal voto in plenaria dell’Europarlamento, il prossimo 12 luglio.

Ancora una volta a fermare il difficile percorso della conservazione della natura e della transizione ecologica indispensabile per il nostro futuro in Europa sono gli interessi di un mondo, quello dell’agricoltura e della pesca, che a parole dichiara essere attento custode del territorio e della biodiversità, ma nei fatti è oggi il principale responsabile della perdita di natura attraverso l’uso massiccio di pesticidi e fertilizzanti chimici e la trasformazione degli ecosistemi a favore di produzioni intensive.

Proprio il settore agricolo, il più colpito dalla crisi climatica (basti pensare come negli ultimi anni siccità ed eventi estremi abbiano avuto un significativo impatto sulle produzioni agricole) sta facendo di tutto, attraverso l’organizzazione europea COPA-COGECA e le maggiori Associazioni agricole italiane (Coldiretti, Confagricoltura e CIA), per ostacolare leggi e percorsi che possano ridare spazio alla natura, rafforzare il funzionamento degli ecosistemi e ridurre il rischio incombente che la crisi climatica ha proiettato sulla nostra economia. Le Associazioni agricole, per contrastare la Nature Restoration Law, stanno sostenendo che ridare spazio alla natura nelle aziende agricole metterebbe a rischio la sicurezza alimentare nel nostro Paese. È vero il contrario, perché una gestione più ambientalmente sostenibile dell’agricoltura è l’unica strada per avere una produzione redditizia e capace di assicurare profitti duraturi alle aziende.  

È necessario a questo punto che i cittadini pretendano dagli europarlamentari un forte segnale di attenzione e consenso su questa Legge, perché dalla sua approvazione dipendono il nostro futuro e la nostra sicurezza climatica e alimentare.

L’invito a tutte le persone è di seguire nelle prossime settimane, fino al voto del Parlamento del 12 luglio, quanto accade in Europa e partecipare attivamente alle azioni on-line sui social promosse dal WWF e dalle altre Associazioni che sostengono la Legge sul ripristino della natura.

Uno degli elementi di progresso e unità europea è il Green Deal. Ma vi è il rischio che quella che doveva essere la madre di tutte le battaglie per un’Europa di progresso e benessere venga spogliata voto dopo voto, passo dopo passo, di tutti i suoi migliori strumenti con il miope obiettivo di salvaguardare gli interessi più conservatori del mondo degli allevamenti intensivi, dell’agroindustria e della produzione di pesticidi e fertilizzanti. Ora sta a noi cittadini far sentire con forza la nostra voce per la Natura e il futuro!