Prosecco e pesticidi, nella provincia di Treviso record di vendite di fitofarmaci

Continua a fare eco l’inchiesta su prosecco e pesticidi pubblicato dal Salvagente in edicola. Il consigliere regionale veneto del Partito Democratico Andrea Zanoni commentando i risultati delle analisi ha dichiarato: “Prosecco e pesticidi, un aperitivo sicuramente indigesto e che dovrebbe preoccupare il governatore Zaia. Quanto emerso dai test del mensile “Il Salvagente” non può e non deve passare inosservato: ambiente e salute meritano maggiore attenzione”. Secondo Zanoni, “Nessuna etichetta si salva, sebbene i residui trovati siano al di sotto del limite massimo previsto per legge. La media è di sei pesticidi per bottiglia: in un caso sono stati rinvenuti ben sette fungicidi, tra questi anche il folpet, vietato sia nell’agricoltura convenzionale che in quella bio. È un’enormità, che mostra come le belle parole della Giunta e del suo presidente sugli incentivi per una produzione sostenibile siano solo slogan a uso e consumo di taccuini e telecamere”.

I dati preoccupanti dell’Ispra

Il numero del Salvagente in edicola con l’inchiesta su prosecco e pesticidi è acquistabile anche qui

E i dati, in effetti, raccontano un’altra realtà. Secondo uno studio del Wwf elaborando i dati Arpav, nel 2016 in Veneto sono state vendute 16.920 tonnellate di pesticidi, con un record di 4.085 nella provincia di Treviso, patria indiscussa del Prosecco, con una produzione che da dal 2010 a oggi è raddoppiata. La scorsa settimana l’Ispra nel Rapporto nazionale pesticidi nelle acque riferito al biennio 2015-2016 ha certificato la presenza di queste sostanze nel 67% dei 1.554 punti di campionamento, in crescita dal 6,39% del precedente rilevamento. E ancora una volta il Veneto non fa una bella figura: è contaminato il 90% delle acque di superficie, maglia nera insieme al Piemonte”.

“Puntare sul bio”

“La Regione – aggiunge Zanoni – non deve voltarsi dall’altra parte, ma interessarsi a quanto accade sul proprio territorio. Le sostanze nocive distribuite per le nostre campagne continuano ad aumentare e non è un’azione ‘neutra’, ci sono conseguenze pesanti sull’ambiente e la salute. È arrivato il momento di pensare davvero a una riconversione della viticoltura veneta al biologico. Zaia, come i suoi predecessori, continua a finanziare abbondantemente il settore vitivinicolo che dal 2007 a oggi tramite vari Piani europei e locali ha ricevuto 103 milioni di euro. Chiedere in cambio una inversione di rotta per tutelare i suoi cittadini dovrebbe essere la sua prima preoccupazione”.