L’Italia? Un mercato fin troppo dolce per i produttori di soft drink. E non è un bene. Quello che viene fuori dalla ricerca effettuata dal Salvagente, sulle dosi di zucchero presenti in aranciate, cole, gassose e altre bevande, infatti, delinea i contorni di una strategia produttiva che considera il nostro paese come fanalino di coda, nelle tendenze salutistiche nutrizionali europee.
Lo zucchero, oramai è noto, è uno degli ingredienti della nostra dieta da tenere maggiormente sotto controllo, anche e soprattutto nell’alimentazione dei nostri ragazzi. Obesità, diabete e altre patologie legate all’eccesso di zucchero sono la diretta conseguenza dell’abuso, tanto che in molti paesi si sta pensando o si è già introdotta una tassa sui prodotti zuccherati.
Quello che non si sa è che i big delle bevande producono bibite differenti e con contenuto di zucchero anche molto diverso a seconda del paese al quale sono destinati. E se è comprensibile che nei luoghi (come la Gran Bretagna) dove è stata già introdotta la sugar tax si è risposto con un deciso calo dei carboidrati per evitare la tassazione, fa impressione vedere come l’Italia sia ancora considerato il paese in cui destinare le bevande più zuccherine.