Il business delle acque minerali: ogni euro di canone le aziende ne incassano 191

ACQUA BOTTIGLIA TRATTAMENTI
“Per ogni euro speso in canoni di concessione” le società proprietarie delle acque minerali realizzano “191,35 euro in ricavi dalle vendite”. Insomma un grande affare ma non per le casse pubbliche bensì per quelle private.
Ad accertare l’evidente sproporzione non è una Ong né un’associazione ambientalista ma il Mef, il ministero dell’Economia e Finanze che per la prima volta pubblica un report (dati 2015) “dedicato allo sfruttamento delle acque minerali e termali”. In soldoni l’incasso totale per le amministrazioni locali (18,4 milioni) corrisponde allo 0,68% del fatturato del settore dell’imbottigliamento delle acque minerali, pari a 2,7 miliardi nel 2015.
Di seguito riportiamo la tabella con i ricavi realizzati dai principali marchi:
Come si evince in testa alla classifica c’è acqua Lete che per ogni euro pagato in concessione ne ricava 312, seguita dalla Ferrarelle (280 euro) e dalla San Pellegrino (gruppo Nestlé) con 268 euro. Chi “incassa” di meno invece la Società italiana acque minerali (marchi: Misia, Lieve, Rugiada, Viva), seguita da Norda-Gaudianello-Sangemini con 78 euro e da Rocchetta-Uliveto con 81 euro.

Il canone? Un millesimo di euro ogni litro imbottigliato

Ma quanto si paga in media di concessione? Il Salvagente se ne era occupato nel numero di agosto 2017 scoprendo che in media (dati riferiti al 2013) le aziende imbottigliatrici pagano 1 euro ogni 1.000 litri emunti, ovvero appena un millesimo di euro per ogni litro imbottigliato. Un vero e proprio regalo fatto dalle amministrazioni pubbliche alle aziende private.

L’acqua da bene comune si è ormai trasformata in business privato.

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Secondo Legambiente e Altraeconomia se si istituisse un canone minimo nazionale pari ad almeno 20 euro a metro cubo imbottigliato (oggi il canone più alto lo chiede il Veneto con 3 euro per metro cubo, tutti gli altri sono intorno a un euro), ai tassi attuali di prelievo si ricaverebbero circa 250 milioni di euro, rispetto a un giro di affari per le imprese, che si è attestato, nel 2015, a 2,7 miliardi di euro.