È stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto interministeriale firmato dai ministri Maurizio Martina (Politiche agricole) e Carlo Calenda (Sviluppo economico) che introduce in Italia l’indicazione di origine obbligatoria anche sui derivati del pomodoro.
Oggi l’obbligo c’è sull’ortaggio fresco e sulle passate e con il provvedimento odierno si estende “ai derivati come conserve e concentrato di pomodoro, oltre che a sughi e salse che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro”. “Andiamo avanti sulla strada della trasparenza in etichetta e della qualità – ha spiegato il ministro Martina – soprattutto in una filiera strategica come quella del pomodoro. Le nuove etichette aiuteranno a rafforzare i rapporti tra chi produce e chi trasforma”.
Un provvedimento importante che spieghiamo anche nel nuovo numero in edicola del Salvagente dedicato proprio al fiume di triplo concentrato cinese che arriva in Italia e finisce sulle tavole di mezzo mondo, spesso con un richiamo truffaldino al made in Italy.
Cosa troveremo in etichetta?
Il provvedimento prevede che le confezioni di derivati del pomodoro, sughi e salse prodotte in Italia dovranno avere obbligatoriamente indicate in etichetta le seguenti diciture:
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a) Paese di coltivazione del pomodoro: nome del paese nel quale il pomodoro viene coltivato;
b) Paese di trasformazione del pomodoro: nome del paese in cui il pomodoro è stato trasformato.
Se queste fasi avvengono nel territorio di più paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi UE, Paesi NON UE, Paesi UE E NON UE.
Se tutte le operazioni avvengono nel nostro paese, o comunque in un unico paese, si può utilizzare la dicitura “Origine del pomodoro: Italia”.
Coldiretti: “Stop al falso made in Italy”
“Si tratta di una attesa misura di trasparenza per produttori e consumatori dopo che dall’estero – rileva la Coldiretti – sono arrivati nel 2017 ben 170 milioni di chili di derivati di pomodoro che rappresentano circa il 25% della produzione nazionale in equivalente di pomodoro fresco. Un fiume di prodotto che per oltre 1/3 arriva dagli Stati Uniti e per oltre 1/5 dalla Cina e che dalle navi sbarca in fusti da 200 chili di peso di concentrato da rilavorare e confezionare come italiano poiché nei contenitori al dettaglio è obbligatorio indicare solo il luogo di confezionamento, ma non quello di coltivazione del pomodoro”. Roberto Moncalvo, presidente della Coldiretti ha aggiunto: “Finalmente sarà possibile fare scelte di acquisto consapevoli e decidere se acquistare prodotti che arrivano da migliaia di chilometri di distanza spesso senza garantire gli standard di sicurezza europei oppure pomodori made in Italy per sostenere l’economia e il lavoro sul territorio nazionale”.
Conserve Italia: “Etichettare anche se sotto il 50%”
Maurizio Gardini, presidente di Conserve Italia e di Confcooperative rilancia: “L’obbligo di indicare l’origine del pomodoro nei trasformati come salse e sughi pronti è la risposta che attendavamo per contrastare e arginare la scarsa trasparenza e la crescita di fenomeni di contraffazione che danneggiano tutte le aziende sane che operano nella filiera del pomodoro da industria. Noi siamo favorevoli andare oltre quanto stabilito nel decreto, obbligandole imprese a indicare la provenienza della materia prima anche nei casi in cui la componente pomodoro incida per una percentuale inferiore al 50%, come è attualmente previsto nel testo”.