Tari “gonfiata”: come riconoscere la parte variabile e chiedere il rimborso

“Se una singola utenza è composta da un appartamento, un garage e una cantina, la parte variabile va considerata una sola volta e, di conseguenza un diverso modus operandi dei Comuni – che determina una tariffa notevolmente più elevata – non trova alcun supporto normativo”. Pier Paolo Baretta, sottosegretario all’Economia ha confermato quello che le associazioni dei consumatori hanno denunciato da tempo. E cioè che la parte variabile sulla Tari, la Tariffa rifiuti, si calcola (e quindi si paga) una sola volta a prescindere dal numero delle pertinenze, garage, box, cantine, legate all’appartamento.”Entro la settimana – ha aggiunto Baretta – ai Comuni forniremo l’interpretazione corretta per applicare la Tari e laddove ci siano stati errori i cittadini dovranno essere rimborsati“.

Parte variabile: controllate l’avviso di pagamento

Diversi Comuni hanno applicato a ogni unità immobiliare (casa e pertinenze) sia la quota fissa sia quella variabile, mentre quest’ultima, essendo correlata solo al numero degli occupanti, vaassociata all’intera utenza, ovvero casa più pertineze al di là del loro numero, e pagata una sola volta.

Dove scopro l’errore? In genere l’avviso di pagamento della Tari contiene il riepilogo dell’importo da pagare, le istruzioni per il versamento (scadenza rate e codice tributo) nonché il dettaglio delle somme. È in questa parte che l’ente indica le unità immobiliari (con i dati catastali: foglio, particella, sub), la superficie tassata, il numero degli occupanti e la quota fissa e variabile distinta per ogni unità immobiliare. La quota variabile deve essere presente solo per l’abitazione, non anche per le eventuali pertinenze.

Cinque anni per chiedere il rimborso

I rimborsi non sono automatici ma vanno richiesti al Comune o all’azienda per il servizio di gestione dei rifiuti urbani. Va quindi chiesto il ricalcolo del tributo e la richiesta dell’evenutale rimborso tramite una raccomandata A/R. Il Comune ha 90 giorni di tempo per rispondere all’istanza e altri 180 giorni di tempo per la materiale restituzione delle somme.

Ricordiamo che il diritto a chiedere il rimborso si prescrive dopo 5 anni dal giorno del versamento della Tari.

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Diverse associazioni stanno predisponendo fac-simili: qui il modulo predisposto da Mdc per chiedere al Comune il rimborso per i non residenti.

Se il comune non vuol saperne…

Se l’amministrazione non intende procedere al rimborso (o a riconoscere un bonus che verrà scalato dall’importo della Tari del prossimo anno) si può ricorrere alla Commissione tributaria provinciale entro 60 giorni dal diniego del Comune. Alcune associazioni, come il Movimento difesa del cittadino la prima a sollevare il caso della Tari “gonfiata”, offrono assistenza ai cittadini con le prese con i rimborsi.