Mai scuotere il neonato. Anche se sta piangendo e non si sa più come farlo smettere. La tentazione di scuoterlo può portare a conseguenze cerebrali devastanti nel bambino. Anche alla sua morte. E ciò capita più spesso di quanto si possa immaginare. In Italia non esiste un dato preciso, ma negli USA si stimano circa 30 casi all’anno ogni 100mila neonati. Il 25% muore. “Possiamo ipotizzare che il nostro paese si allinei con questi dati”, spiega Lucia Romeo, pediatra dell’ospedale dei bambini Buzzi di Milano alla Dire. Per cercare di prevenire la Shaken Baby Syndrome (Sbs), Terre des Hommes lancia la campagna “Non scuoterlo!”.
“Quando un lattante è scosso violentemente, la testa e il cervello subiscono forze di accelerazione e decelerazione che provocano danni meccanici ai neuroni e alle fibre nervose – spiega Melissa Rosa Rizzotto, medico del Centro regionale per la diagnostica del bambino maltrattato di Padova -, oltre che ai vasi sanguigni intracranici e agli occhi. Questo comporta una alterazione immediata di coscienza e funzioni vitali. Se questa fase è superata e non sopraggiunge la morte del bambino, si manifestano gradualmente le emorragie cerebrali, spinali e retiniche”.
A volte le conseguenze non sono subito visibili, ma semplicemente il bimbo sembra calmarsi: in realtà è una “quiete” causata proprio dai danni arrecati. “E così capita che i genitori ripetano il gesto di scuoterlo ogni volta che piange perché lo ritengano ‘educativo’ – aggiunge Melissa Rosa Rizzotto-. A noi arrivano bambini che hanno subito fino a 10 scuotimenti, con danni irreparabili”.
La campagna “Non scuoterlo!” è promossa in collaborazione con Ambulatorio Bambi dell’Azienda ospedaliera dell’Università Città della salute di Torino, il Policlinico di Milano, il Soccorso violenza sessuale del Buzzi di Milano, il Centro regionale per la diagnostica del bambino maltrattato di Padova, l’ospedale Meyer e il Policlinico di Bari.