C’è da fidarsi a comprare su Amazon prodotti alimentari? La domanda se la stanno ponendo in molti, almeno negli Usa, dopo la scoperta che sul big del commercio on line era in vendita I.M. Healthy, un burro di soia richiamato a marzo dai funzionari federali Usa per una contaminazione di E. coli.
Avete capito bene, quasi sei mesi dopo l’allarme e le iniziative delle autorità statali nordamericane, si poteva ancora incappare in un alimento potenzialmente molto pericoloso. Amazon Seattle si è rifiutata di commentare il fatto e di rispondere alle domande dei giornalisti Usa, ma di fronte alla notizia ha sospeso le vendite del burro di soia, offerto da “una terza parte”, ossia da un rivenditore esterno ad Amazon che però commercia tramite il popolare portale.
Amazon.com, insistono i giornali statunitensi, non sembra offrire un elenco di prodotti richiamati, così come fanno molti rivenditori, siano essi supermercati o negozi virtuali. Si limita, invece, a un elenco di link di richiami governativi e una “politica di richiamo” che recita: “Amazon monitora i siti web di richiami pubblici oltre che di quelli fatti direttamente dai produttori e dai fornitori. Quando apprendiamo di un richiamo, sospendiamo tutte le offerte di prodotto dal nostro sito web e lo mettiamo in quarantena. Inoltre ci rivolgiamo a tutti i clienti che hanno acquistato in precedenza prodotti a rischio (e qualsiasi venditore che abbia offerto tali prodotti) per informarli circa il richiamo”.
Basta questo per fidarsi? In molti se lo domandano dopo l’incidente del burro di soia.