Un innocente tatuaggio all’henné? Può essere più pericoloso di quanto pensiamo

L’ultimo caso, finito sui giornali inglesi, solo in questi giorni è quello di una famiglia britannica in vacanza in Egitto con i loro figli di 7 anni e 9 anni. La richiesta, in apparenza innocente dei bambini di farsi fare uno di quei tatuaggi “all’hennè” facili da togliere, è l’inizio di questa storia da brividi che però ogni anno coinvolge anche tanti italiani…

Già la sera il ragazzo più grande sente prudere il braccio e i genitori lavano via il tatuaggio temporaneo. La bambina, invece, non si lamenta e non vuole che il disegno sparisca. E così lo tiene. Una settimana più tardi, quando la famiglia è già a casa nel Regno Unito, sul braccio della piccola i disegni diventano sempre più rossi, si gonfiano e si trasformano in cicatrici che sfigurano la pelle. Senza contare il dolore…

ALTRO CHE TEMPORANEI

Sembrano un gioco da ragazzi. Uno di quegli sfizi che ci si può levare, tanto poi sparisce…
E invece possono dare problemi che restano a lungo. Sono i tatuaggi temporanei che vengono spacciati come all’henné e “piacciono” molto ai bambini ma, negli ultimi anni sono diventati protagonisti di un aumento significativo e allarmante dei casi di reazioni cutanee nei piccoli che li hanno provati.
Si tratta soprattutto di eczemi che, in qualche caso, hanno lasciato anche cicatrici. I disturbi si manifestano dopo una o due settimane dall’applicazione e passano nel giro di 15 giorni circa. Ma possono avere conseguenze a vita per il fenomeno della sensibilizzazione.

PERICOLO PPD

Un esempio? Chi ha sviluppato  un eczema da tatuaggio all’henné può ritrovarsi allergico ad alcune tinture per capelli, o alla tintura delle scarpe. E dunque trovarsi con problemi che lo costringeranno a stare attento tutta la vita.
Spiegano i medici: i disturbi non dipendono dall’henné in quanto tale, questo colorante al “naturale” è relativamente sicuro. La causa invece, si chiama parafenilendiamina (PPD, un additivo usato per rendere il colore più lucido, brillante e duraturo, che ricorre anche in alcune tinture per capelli e in molti altri prodotti).
Nelle tinture la concentrazione massima ammessa  è del 6%. Nell’henné “finto” arriva al 10-15%: abbastanza da sensibilizzare la pelle al primo contatto. Come si riconosce? Dal colore: con l’henné naturale non si hanno mai disegni neri.
La sensibilizzazione può avvenire anche all’inverso. Può capitare infatti che si reagisca all’henné “truccato” perché si è già stati in contatto con la PPD. Tramite le tinture ma anche altri prodotti: vernici, cuoio, pellicce, tessuti, plastiche, rivelatori fotografici, inchio­stri da stampa, gomma (stivali, tubi delle pompe di benzina), guanti di pelle, calze di nylon o raccoglitori in plastica.

MEGLIO L’HENNÈ VERO

Insomma, il potente allergene è già presente in troppe sostanze per metterselo addosso in concentrazioni elevate con l’henné per tatuaggi. “Se proprio volete un  tatuaggio cercate di essere sicuri del tipo di henné usato”, consigliano i farmacologi. Facile a dirsi, quasi impossibile a realizzarsi quando viene proposto ai nostri figli un tatuaggio temporaneo in spiaggia da un ambulante.

Non conosci il Salvagente? Scarica GRATIS il numero con l'inchiesta sull'olio extravergine cliccando sul pulsante qui in basso e scopri cosa significa avere accesso a un’informazione davvero libera e indipendente

Sì! Voglio scaricare gratis il numero di giugno 2023