La Commissione europea ha avviato una consultazione pubblica, che si concluderà il 10 settembre, per determinare i limiti di migrazione dell’alluminio nei giocattoli.
In particolare, la Commissione ha chiesto al comitato scientifico per i rischi emergenti per la salute e l’ambiente (SCHEER) di riesaminare i dati attualmente disponibili sulla tossicità dell’alluminio, tenendo conto dei livelli accettabili stabiliti dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) nel 2008 e dal comitato misto FAO / OMS sugli additivi alimentari (JECFA) nel 2011.
Nel suo parere preliminare lo SCHEER ricorda che l’assunzione giornaliera tollerabile è di 0,3 mg/kg di peso corporeo al giorno. Mentre i limiti di migrazione per l’alluminio dai giocattoli sono attualmente fissati a 2.250 mg di alluminio/kg di materiale da gioco a secco, fragile, in polvere o flessibile, 560 mg di alluminio/kg di materiale giocattolo liquido o adesivo e 28.130 mg di alluminio/kg di materiale giocattolo raschiato.
Ora è giunto il momento di adeguare le soglie di tollerabilità alle conoscenze e ai dati più attuali di cui si dispone.
Contaminazione da diverse fonti
Il problema, sottolinea lo stesso comitato, è che l’esposizione all’alluminio deriva anche da fonti diverse dai giocattoli, in particolare dalla dieta, e dunque i valori di riferimento tollerabili possono essere facilmente superati. Per questo è bene minimizzare l’esposizione supplementare che avviene tramite i giocattoli.
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Lo scorso giugno abbiamo raccontato di uno studio tedesco che ha dimostrato come avviene la migrazione del metallo pesante dalla vaschetta direttamente al cibo e poi nel nostro organismo, con i rischi che ne conseguono. Ma sotto accusa sono da tempo anche i deodoranti con sali d’alluminio, come abbiamo scritto in un altro articolo.
L’aspetto “preoccupante” della tossicità dell’alluminio è legato, infatti, alla capacità di bio-accumulo del minerale nell’organismo umano in seguito a esposizioni prolungate. In altre parole, anche se l’assorbimento di una singola dose è molto basso, a creare problemi è l’assunzione prolungata, pericolosa soprattutto nei soggetti dove la capacità renale è immatura (i bambini piccoli) o ridotta (gli anziani, i soggetti nefropatici).