La guerra del brevetto sull’orzo tra Heineken e i birrai: ecco la verità

Carlsberg e Heineken nel 2016 hanno depositato presso l’Unione europea un brevetto che ha ad oggetto diverse varietà di orzo utilizzate nel procedimento di birrificazione. Se nel nostro paese la mossa delle due aziende non ha suscitato nessuna reazione, in Svizzera sia il papà della Einsiedler Bier, nonché deputato del Ppd, Alois Gmür, che alcune associazioni di birrifici, hanno sollevato alcune perplessità.

Il brevetto

Oggetto del brevetto depositato da Carlsberg e Heineken sono determinate specifiche tecniche messe a punto dalle aziende che hanno lavorato per molti anni con forti investimenti, per ottenere malto con determinate caratteristiche: riguardano le tecniche di trattamento di varianti di orzo che consentono maggior sostenibilità e qualità nel processo di maltazione, cioè il processo di germinazione parziale che consente ai cereali di diventare adatti alla produzione di birra, trasformandoli in malto. “Per noi la proprietà intellettuale è una base fondamentale per la crescita e l’innovazione – commentano le due aziende – . grazie all’uso di queste varietà  –  la cui lavorazione richiede meno energia – a beneficiarne è l’ambiente e, quindi, tutti quanti.

Perché non piace?

Intervistato da un giornale online ticinese, Alexander Pfister dell’Istituto federale della proprietà intellettuale (Ige) ha sintetizzato il “malumore” spiegando: “Se il cereale ‘normale’ non è conteso dalle aziende birraie quello finito sotto brevetto sarà esclusiva delle due multinazionali: avranno effettivamente il monopolio, se vorranno poi potranno venderlo, la domanda è: a quali condizioni?”. In ogni caso, a opporsi ai brevetti su piante e animali, continua Pfister, non sono solo piccoli produttori e Ong, anche la stessa Commissione europea a novembre ha mostrato apertamente scetticismo sulla pratica.