Italiani convinti dagli integratori alimentari, ma sanno sempre come sceglierli?

I dati economici, che sono emersi in questi giorni XVIII Convention FederSalus, ci dicono oramai in modo ben chiaro e “prepotente” che gli integratori alimentari (a breve, speriamo, li chiameremo nutraceutici), hanno raggiunto il loro giusto e dovuto posizionamento nel panorama sia industriale che del Sistema Sanitario Nazionale sia dal punto di vista del mercato che della loro diffusione fra i consumatori.

Sembrerà incredibile ma negli anni più bui della crisi economica, che ancora oggi sentiamo, il mercato degli integratori è stato fra i pochi a reggere l’urto della “spending review” domestica.  I consumatori, dunque, ne hanno compreso l’utilità in un progetto di benessere e di miglioramento dello stato di salute, soprattutto nella prevenzione delle patologie cronico-degenerative che per una popolazione come quella italiana incidono sempre più frequentemente.

Il settore degli integratori nell’ultimo anno è salito del 6,5% in termini di fatturato e del 5,1% in termini di volume, numeri che lo posizionano nella nostra bilancia economica al pari di altre più famose categorie produttive. L’Italia ha dalla sua una solida ed eccellente tradizione nel settore farmaceutico che si è ribaltata sulla ideazione e produzione di nutraceutici usando le stesse strumentazioni, gli stessi sistemi di controllo e i medesimi livelli di sicurezza dei farmaci, oltre ad avere già l’expertise dei nostri laureati. Tutto ciò ha reso gli integratori di origine “Made in Italy”  prodotti di eccellenza che sono esportati e apprezzati in tutto il mondo.

Chi però si limita a leggere questo dato economico in modo pelagico e superficiale non può apprezzare le ricadute più profonde del mercato in crescita per cui vanno sommati i vantaggi economici derivanti da un welfare sanitario in parte alleggerito delle spese destinate ad una popolazione che invecchiando necessita di supporti terapeutici. La spesa sanitaria è oggi a oltre 112 miliardi di euro per cui un valore anche minimo percentuale risparmiato in termini di prevenzione con gli integratori provoca a valle un ampio risparmio in termini di risorse economiche. L’importanza e l’accettazione degli integratori fra i consumatori può paragonarsi all’introduzione degli antibiotici nel secolo scorso, ovvero grandi vantaggi sulla salute vincendo la scommessa della prevenzione dove si sa bene che ogni euro speso provoca un risparmio di almeno tre euro per le cure da erogare nel futuro.

Gli integratori sono oramai entrati nelle nostre case e la loro sicurezza, la loro qualità e l’ampliamento del loro utilizzo a un gran numero di disturbi e problemi, li ha resi per numerosi consumatori un autorevole supporto sia nella prevenzione che nel supporto a determinati protocolli terapeutici. Di esempi oramai nel nostro quotidiano ce ne sono molti, dai formulati a base di pesce per darci i famosi acidi grassi essenziali Omega 6 e Omega 3, gli altrettanto importanti integratori a base di estratti di té verde o di uva rossa ricchi in antiossidanti, gli integratori prodotti a partire da mele per il controllo del colesterolo e i nutraceutici ottenuti a partire da curcuma o carciofo come detossificanti il fegato.

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L’aspetto da sottolineare è che le informazioni su integratori e nutraceutici devono provenire da professionisti del settore, medici e farmacisti e che nel panorama accademico sono oramai alle porte del mercato i primi neo laureati in Scienze Nutraceutiche che nel loro percorso hanno concentrato buona parte dei loro studi proprio sull’uso, la produzione, il controllo degli integratori alimentari o dei nutraceutici. Purtroppo in un mercato globale dove tutto è disponibile in meno di 48 ore, spesso si acquistano prodotti in rete o basandoci su messaggi pubblicitari molto forti, che potrebbero essere nel migliore dei casi inutili o nei peggiori addirittura pericolosi per la salute di chi li usa  o ne abusa.