Gli arresti e i commissariamenti delle direzioni territoriali della Lidl in sei regioni per rapporti con la cosca mafiosa dei Laudani di Catania sono l’ultimo caso di cronaca, uno dei più eclatanti a dire il vero, di una lunga catena di azioni giudiziarie che dimostrano come le mafie gestiscano pesantemente grosse fette di logistica della distribuzione alimentare. Soprattutto nel settore dei trasporti dell’ortofrutta, i clan di ‘ndrangheta, cosa nostra e camorra fanno affari pesanti e pervasivi spesso nel silenzio dell’opinione pubblica e delle stesse grandi distribuzioni organizzate. Come riporta nei suoi rapporti la campagna #FilieraSporca promossa da daSud e Terra!, i casi sono diversi negli ultimi anni.
Gli altri affari dei clan di Catania
Nel marzo 2014 una delle più grandi aziende di trasporti del Sud Italia, la Geotrans srl, è stata sequestrata dopo due anni di indagini patrimoniali condotte dalla direzione investigativa antimafia di Catania. L’azienda era formalmente intestata a Vincenzo e Cosima Palma Ercolano, gli di Giuseppe Ercolano, lo storico braccio destro del boss di Cosa Nostra Nitto Santapaola.
Il patto d’acciaio tra camorra, cosa nostra e ‘ndrangheta
Nel 2014 arrivano le prime condanne per l’inchiesta “La paganese” condotta dalla DDA di Napoli ha portato alla luce l’esistenza di un asse tra Camorra e Cosa Nostra per il controllo del mercato dell’ortofrutta e i trasporti su gomma in gran parte del Centro-Sud. I casalesi gestivano “La Paganese”, un’agenzia che controllava tutti i trasporti dei prodotti ortofrutticoli nei mercati di Palermo, Trapani, Catania, Gela e Fondi. I siciliani ottenevano il libero accesso dei loro prodotti nei mercati della Campania e del Lazio, con una posizione di prevalenza sugli altri operatori. A molti padroncini, a molte piccole imprese di trasporti siciliane, campane e calabresi non restava che mettersi sotto il controllo dei casalesi, pur di lavorare. Secondo gli inquirenti il patto tra casalesi e corleonesi è stato possibile solo col lasciapassare della ‘ndrina Tripodo, originari di Reggio Calabria, presenti nell’ortomercato di Fondi n dagli anni ‘70.
Anche il Lazio con infiltrazioni pesanti
“I clan criminali – scrive #FilieraSporca – imponevano ai commercianti i canali da utilizzare, riconducibili a società a loro collegate o asservite ledendo così il sistema della libera concorrenza. Sui proventi di ogni transazione veniva anche imposta una tassazione con metodi estorsivi. Chi non accettava il prezzo imposto per i bancali di frutta e verdura, rimaneva con la merce in magazzino, rischiando di perdere tutto“. Sempre nel catanese è noto il caso della Riela Group, grande impresa del trasporto gommato interamente confiscata per mafia. Un settore, questo, assolutamente dominato dai clan. La serie dei sequestri continua fino ad oggi: dai terreni per accaparrarsi contributi pubblici (è il caso dei clan della ‘ndrangheta dei Pesce e dei Bellocco) a supermercati e aziende dell’indotto agroalimentare che negli anni hanno ingrossato la galassia mafiosa. La magistratura ha spesso evidenziato la presenza di imprese mafiose, in particolare camorra e ‘ndrangheta nel Mercato ortofrutticolo di Fondi, tra i più grandi d’Europa. Nel 2014 sono arrivate le condanne definitive per gli ‘ndranghetisti Carmelo e Venanzio Tripodo, che condizionavano pesantemente l’economia locale e il mercato ortofrutticolo di Fondi. A Vittoria, il principale mercato del Sud, esistono problematiche simili e il dominio di pochi soggetti. I piccoli produttori hanno spesso un potere contrattuale limitato.