Terremoto in casa Lidl: Commissariati 214 supermercati per rapporti con Cosa nostra

Terremoto in casa di una delle maggiori catene di distrubizione alimentare presenti in Italia: Lidl è finita sotto amministrazione giudiziaria, in quattro delle dieci direzioni italiane, in seguito a un’indagine della Direzione distrettale antimafia di Milano, secondo cui all’interno del gruppo vi erano persone che curavano anche interessi della cosche mafiose. Secondo il procuratore aggiunto Ilda Boccassimo e il pm Paolo Storari, si sarebbero “favoriti gli interessi” del clan dei Laudani di Catania. 

Logistica e allestimento al centro degli interessi mafiosi

Le direzioni generali riguardate dall’operazione sono quelle relative a Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia, Emilia-Romagna e Sicilia. L’operazione coinvolge in tutto 214 supermercati e 4 centri logistici in 6 regioni, che corrispondono a una forza lavoro di 600 persone. Gli arresti sono 15, e riguardano un sistema elaborato ad hoc per creare una flusso di denaro illecito da mandare in Sicilia per il sostentamento del clan e per i detenuti in galera appartenenti alla famiglia dei Laudani. Questo comportava reati tributari, che si basavano sui movimenti di due gruppi che operavano al Nord, titolari di consorzi di cooperative nel settore della logistica e della vigilanza privata, che si erano aggiudicati con la Lidl commesse per gli allestimenti e la logistica dei punti vendita, sia al Nord che in Sicilia. Secondo gli inquirenti, mentre nell’isola erano queste cooperative a pagare delle tangenti direttamente al clan per aggiudicarsi la gara e poter lavorare con Lidl, in Piemonte bisognava pagare la mazzetta a ex funzionari o a responsabili in carica di filiali di Lidl, la cui casa madre risulta ignara dei movimenti criminali all’interno di alcune sue filiali.

Fermato anche un ex dipendente della Provincia

Nello specifico, gli arresti sono stati effettuati per associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati tributari, appropriazione indebita, ricettazione, riciclaggio, traffico di influenze, intestazione fittizia di beni. A finire in manette cinque imprenditori, appartenenti al gruppo consortile Sigi Facilities (Luigi Alecci, Giacomo Politici, Emanuele Micelotta); e Nicola e Alessandro Fazio, responsabili di una quindicina di srl, che – secondo quanto riporta il Corriere della Sera – si erano anche aggiudicate l’appalto per la sorveglianza del Tribunale di Milano. Arrestato anche attuale responsabile degli allestimenti dei supermercati Lidl, Simone Suriano. Tra i fermati anche Domenico Palmieri, ex dipendente della Provincia di Milano, che avrebbe usato le sue conoscenze nel settore, per mettere in contatto la cosca dei Laudani con esponenti dell’amministrazione pubblica. L’accusa per lui è dunque di “traffico d’influenze”.