Tumori, ecco perchè il test Iset è una bufala (purtroppo)

Un semplice prelievo del sangue per dirci in anticipo se ci ammaleremo di cancro? Troppo bello per essere vero: purtroppo il tumore è una persona intelligente. Umberto Tirelli è primario oncologo dell’Istituto nazionale tumori di Aviano (Pordenone) e sul test Iset – messo a punto dalla professoressa dell’Università Paris-Descartes, Patrizia Paterlini-Bréchot – è molto scettico. Ci ha spiegato perché rispondendo ad alcune nostre domande.

Perché non si può diagnosticare con anticipo un tumore?

Il cancro è una malattia eterogenea, è un nemico trasformista capace di modificarsi in continuazione cambiando la propria composizione cellulare e diventando sempre più resistente alle terapie. Da sempre, infatti, parliamo non di tumore ma  di famiglie di tumori differenti ognuna delle quali va trattata con una strategia diversa.

E’ possibile che il test Iset riesca ad intercettare piccolissime cellule che poi si trasformeranno in tumore dopo 4-5 anni?

Io non credo che ciò sia possibile e anche se lo fosse, il prelievo non ci potrebbe dire che tipo di tumore svilupperemo e quale organo sarà interessato.

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Può essere attendibile uno studio condotto su un numero ristretto di pazienti?

Assolutamente no. Inoltre se le conclusioni della professoressa Paterlini-Bréchot fossero state così rivoluzionarie come ci vogliono far credere, sarebbero state pubblicate sulla rivista Nature, il Vangelo per le scoperte in campo medico, e non mi sembra che ciò sia avvenuto. La professoressa ha solo scritto un libro pubblicato da Mondadori e presentato in pompa magna nel corso di una puntata di Porta a Porta: ciò non basta a rivendicare la bontà di una scoperta.

Ad oggi che strumenti ci sono per diagnosticare in anticipo un tumore?

La prevenzione è l’unica arma che abbiamo. Se poi parliamo di strumenti che ci aiutano ad individuare nuovi tumori dopo che sia stato diagnosticato un primario, la ricerca è più avanti e attendibile. Una volta che si conosce il profilo molecolare del tumore sviluppato dal paziente, è possibile con la biopsia liquida – un prelievo del sangue – sapere che quelle cellule tumorali si stanno sviluppando nuovamente.