Altro che “braccia rubate all’agricoltura”, l’orto in casa conquista gli italiani

La passione per l’orto è qualcosa di più di una moda passeggera, ma una manifestazione di un cambiamento radicale. Ne è convinto Martino Ragusa, giornalista-gastronomo, curatore della rubrica di cucina del Salvagente e autore, cinque anni fa, del libro “Orto e Mangiato”. Lo abbiamo intervistato nel numero del Salvagente che trovate in edicola, in un lungo speciale con suggerimenti e trucchi per regalarsi l’orto in casa, anche in piccoli spazi. Ecco cosa ci ha detto.
“Si tratta di un movimento di opinione basato su un cambiamento di stile di vita molto importante: terminata la spinta propulsiva del boom economico, siamo entrati in un’era

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Nel numero in edicola del Salvagente un lungo servizio sull’orto in casa: dalla scelta del vaso, del tipo di pianta in base all’esposizione, fino a come regolarsi in condominio. In edizione digitale lo trovate qui.

post-industriale che guarda al prodotto genuino e locale in contrapposizione a quello globale, già confezionato. Questa corrente di pensiero, che si sta affermando ormai da qualche decennio, mette al centro una dimensione più individuale dell’uomo che è sempre più attento alla sua salute e identifica nel cibo un veicolo di prevenzione, o all’opposto di causa, di alcune malattie. Da qui deriva la tendenza a preferire i prodotti biologici, rivolgendosi all’autoproduzione per avere garanzia di maggiore sicurezza alimentare. A questo si associa anche un discorso di soddisfazione che coinvolge la nostra psiche: l’uomo, ormai straniato dal sopravvento della tecnologia, ritrova il gusto del fare le cose con le proprie mani e torna a rivalutare prodotti e valori contadini che prima erano associati alla povertà. Quanti giovani laureati, negli ultimi anni, stanno tornando a riappropriarsi della terra e del lavoro contadino? Tutto questo non può rappresentare una moda passeggera, ma è la manifestazione di un profondo cambiamento di mentalità da cui non sarà possibile tornare indietro”.
Martino, mettiamo i piedi “per terra”: quali sono i primi passi da fare per creare un perfetto orto domestico?
È importante non improvvisare, quindi la prima cosa da fare è consultare un buon manuale e studiare, anche attraverso i tutorial che si trovano in rete, le tecniche di base per creare un orto su misura per le nostre esigenze. Ogni pianta ha bisogno di un’esposizione diversa e ogni seme può essere piantato in un determinato periodo e soltanto se abbiamo cognizione di quello che facciamo possiamo ottenere una buona resa. Le piante più facili da coltivare sono sicuramente le erbe aromatiche che hanno anche un ruolo preciso all’interno dell’orto perché allontanano i parassiti. Se abbiamo un’esposizione a nord dobbiamo optare per insalate e misticanze che non hanno bisogno del sole diretto a differenza dei pomodori e delle verdure estive che hanno bisogno di almeno mezza giornata di pieno sole. Nella mia esperienza ho ricevuto grande soddisfazione dalla coltivazione di pomodorini, peperoni e melanzane che sono ortaggi molto prolifici. Consiglio anche le lattughe da taglio, sia verdi che rosse, i radicchi, le bietole e gli spinaci. Ovviamente ognuno nella loro stagione.
Quanto si può risparmiare nella spesa al fruttivendolo?
Difficile fare un conto preciso, ma il risparmio è consistente. Io faccio sempre l’esempio del prezzemolo o del sedano che al supermercato costano un paio di euro a mazzo. Oltre alla spesa c’è il problema dello spreco perché, quasi sempre, non viene consumato tutto, anzi una parte non indifferente finisce nella spazzatura. Lo stesso discorso vale per gli ortaggi e le altre verdure: il beneficio di averli a disposizione sempre freschi e nella quantità necessaria è difficilmente calcolabile.
Quali sono i benefici che si ottengono dalla cura dell’orto?
Il primo beneficio è la garanzia di avere tutti i giorni prodotti freschi che conservano il loro sapore originario e le loro caratteristiche nutrizionali che non subiscono alcun processo di degradazione. I piselli, ad esempio, appena raccolti contengono zuccheri semplici che conferiscono un delizioso sapore dolce che forse in pochi conosciamo perché a solo un’ora dal raccolto gli zuccheri cominciano a trasformarsi in amidi e il sapore diventa più farinoso. Ma c’è anche un grande beneficio psicofisico: il mio libro inizia con la frase “non sono io che curo l’orto, ma è l’orto che cura me”. Lavorare con la terra è creatività allo stato puro ed è una di quelle attività che stimolano una totale concentrazione. Mentre curi le tue piante non riesci a pensare ad altro e questo rappresenta un formidabile antistress. Inoltre l’orto ci educa all’attesa e alla pazienza e ci abitua alla stagionalità dei prodotti, riportandoci ai nostri ritmi biologici. Chi coltiva l’orto si naturalizza.
I prodotti che coltiviamo sul balcone sono sicuri? Anche se attorno a noi ci sono strade molto trafficate?
Lo smog è formato da particelle che non entrano nella struttura della pianta, ma restano in superficie e vanno via facilmente con l’acqua corrente. Basta un lavaggio accurato, magari aiutandosi con un pizzico di bicarbonato. Quindi se le piante non sono state trattate con pesticidi o agenti chimici non si pone alcun problema di sicurezza. Nella coltivazione domestica io consiglio sempre di cambiare il terreno ogni anno visto che la spesa è minima ed evitiamo eventuali contaminazioni fungine che dalla pianta possono essere passate al terreno. È possibile sterilizzarlo dai microorganismi, ma è un’operazione un po’ più complessa: il terreno va coperto con due fogli di plastica ed esposto al sole per qualche giorno avendo cura di rimescolarlo tutti i giorni affinché tutte le parti vengano riscaldate. Con il terreno nuovo, invece, possiamo evitare anche la concimazione e il terriccio usato può essere riciclato per le piante ornamentali.
In ultima analisi, secondo te, le nostre città in un  futuro non tanto prossimo saranno davvero piene di verde?
Assolutamente sì e Milano ne è un esempio. È diventata una delle città con i tetti più verdi di Italia e basta alzare gli occhi al cielo per rendersene conto.