L’Altra Italia: il pomodoro etico di SfruttaZero

Un progetto cooperativo che si basa sui principi fondamentali del mutuo soccorso, dove migranti, precari, disoccupati e nativi condividono gli obiettivi trasformando in lavoro sano che rifiuta le logiche dello sfruttamento, del caporalato e della grande distribuzione le opportunità offerte dalla terra: i pomodori, che diventano salsa all’interno di una filiera produttiva totalmente controllata e addirittura autocertificata e partecipata.

SfruttaZero è un progetto di autoproduzioni di salsa di pomodoro, di tipo cooperativo e mutualistico, promosso da precari e migranti in diversi territori.
Etichetta di SfruttaZero di Diritti a sud è di Annalisa Martinucci: “Ci mettiamo la faccia”

Ecco cos’è SfruttaZero, un marchio, una “sfida”, un “gesto di libertà”, come preferiscono dire i ragazzi che l’hanno lanciata: un insieme di associazioni (inizialmente tre, rimaste poi due) che produce salsa di pomodoro distribuendola a km0 ma anche lungo tutto lo Stivale affidandosi ai depositi di stoccaggio organizzati dal circuito FuoriMercato.

L’idea nasce da tre realtà del Sud Italia: Netzanet-Solidaria di Bari, Diritti a Sud di Nardò, nel Salento e Osservatorio migranti Basilicata/Fuori dal ghetto di Palazzo San Gervasio e Venosa, in provincia di Potenza (quest’ultima ha dato poi vita al progetto Funky Tomato).

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Entrambe le associazioni pugliesi operavano già da tempo nel sociale con attività legate alla tutela dei diritti di lavoratori migranti e italiani: da qui ha preso forma il desiderio di fare di più, di costruire qualcosa che potesse porre fine allo sfruttamento di migranti e italiani in agricoltura. E adesso la salsa SfruttaZero, di qualità e totalmente etica, travalica i confini della Puglia per arrivare sia in Sicilia che in Trentino Alto-Adige.

L’esempio di Jean Pierre Yvan Sagnet

Forse vorrà dire qualcosa se Diritti a sud nasce proprio nella stessa terra in cui nell’agosto del 2011 Jean Pierre Yvan Sagnet – oggi laureato al Politecnico di Torino e solo pochi giorni fa insignito dell’onorificenze al merito dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella – è stato capofila di una rivolta contro il caporalato, attorno alla Masseria Boncuri, che ha portato all’arresto di 16 persone appartenenti ad un’organizzazione criminale attiva tra Rosarno, Nardò e altre città della Puglia.

Diritti a Sud è nata proprio in quelle campagne nel 2014 con l’obiettivo di sostenere i lavoratori stagionali migranti, offrendo supporto linguistico, legale e sindacale. E già nel 2015 gli attivisti vengono contattati da Netzanet-Solidaria per dare vita a SfruttaZero: “Un’idea di base ci ha subito uniti: non si deve per forza sfruttare per fare agricoltura – racconta Rosa Vaglio, attivista dell’associazione – né italiani né migranti perché fin da subito abbiamo voluto condividere una lotta che deve essere comune”.

Con un progetto di crowfunding, ancora insieme all’associazione di Venosa, raccolgono oltre 8mila euro che servono per partire. “Da subito ci siamo occupati dell’intera filiera produttiva; abbiamo coltivato, raccolto e trasformato i pomodori in un’azienda che si è resa disponibile e prodotto 2.500 bottiglie, riuscendo a retribuire almeno la raccolta”.

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L’esperienza ha suscitato subito interesse: “Siamo stati selezionati per seguire un corso di social innovation dall’Iamb (Mediteranean Agronomic Institute di Bari) che ci è servito moltissimo per acquisire informazioni nel settore dell’agricoltura sociale. I giovani laureati tornano all’agricoltura e la innovano ponendosi l’obiettivo di risolvere, insieme, problemi di tipo sociale”, spiega Vaglio.

I ragazzi si sono organizzati, hanno coinvolto un agronomo, si sono suddivisi in gruppi di lavoro, e l’anno dopo hanno prodotto quasi 13mila bottiglie di salsa: “L’età media di Diritti a Sud si aggira intorno ai 30 anni, poi ci sono anche ragazzi più giovani e alcuni più grandi: Claudio, contadino da sempre, ha 54 anni ed è la nostra guida”, fa sapere Rosa, che aggiunge: “Ci fa onore che Emergency abbia venduto la nostra salsa nei temporary shop natalizi”.

Autocertificazione partecipata

FuoriMercato pensa al resto: “È una rete nazionale che prevede punti di stoccaggio e che mette insieme realtà italiane che condividono pratiche comuni solidali ed etiche sia in contesti urbani che rurali, perché fin da subito abbiamo deciso che non volevamo affidarci a corrieri tradizionali per la distribuzione, che è l’anello debole della filiera”, spiega Gianni De Giglio di Netzanet-Solidaria. A Bari i ragazzi si sono occupati in prima persona della trasformazione: “Siccome la scorsa estate abbiamo preso da Diritti a sud i pomodori, ci siamo dedicati alla fase della trasformazione del prodotto permettendo a chi aveva già fatto gli ordini di venire a controllare direttamente il processo; una sorta di ‘autocertificazione partecipata’ dove si poteva toccare con mano che tutto si stava svolgendo nel rispetto dei criteri e delle norme”.

A Bari, poi, nell’Osteria sociale che Solidaria gestisce, ciò che viene somministrato proviene al 70-80% dal circuito di FuoriMercato.

In questo modo il lavoro è stato pagato in modo equo: “Abbiamo deciso di pagare per primi coloro che avevano più bisogno e che avevano fatto il lavoro più faticoso e chi, invece, ha dato un apporto più marginale o magari ha anche altre entrate si è messo in seconda fila”, spiega Rosa Vaglio. Perché quello del mutualismo è un altro dei principio fondanti di SfruttaZero: “Abbiamo creato una cassa di mutuo soccorso che si compone di una percentuale delle vendite che destiniamo a necessità come il sostegno a vertenze lavorative, l’acquisto di apparecchiature”, puntualizza Gianni. “Questi principi per noi sono fondamentali, a maggior ragione se si considera che manca il sostegno della politica – scandisce Rosa -: è molto difficile trovare i terreni, affittarli, ottenerli in comodato d’uso, ma noi siamo convinti che questo tipo di agricoltura possa dare molto lavoro e tante opportunità. Siamo anche arrabbiati perché non ci sono tutele in questo senso, ma non siamo disposti ad arrenderci e a perdere le speranze…”.

https://testmagazine.it/2017/01/28/laltra-italia-la-storia-de-lisola-che-ce/18275/

 

https://testmagazine.it/2017/02/04/laltra-italia-lesperimento-picasso-food-forest-a-parma/18473/