Siae, anche il Governo e l’Antitrust contro il monopolio

La fortezza Siae sta barcollando non poco, dopo le bordate dell’Antitrust e il riposizionamento del Governo, che a sorpresa si dice favorevole a un’apertura del mercato dei diritti d’autore. Martedì l’Autorità garante della concorrenza e del mercato si era espressa senza giri di parole sull’incompatibilità della posizione di monopolio della Siae con i principi di libera concorrenza stabiliti dall’Ue. Mercoledì invece la commissione Politiche Ue del Senato ha approvato l’ordine del giorno dei Pd Piero Ichino e Laura Puppato, che impegna il Governo a “individuare la migliore delle soluzioni per garantire il libero mercato dei servizi di tutela dei diritti d’autore, la loro efficienza e la maggiore solvibilità delle agenzie che li svolgono”, oltre ad impegnarlo a “Un approfondimento sui risultati ottenuti in termini di trasparenza ed efficienza dell’attività oggi in capo alla sola Siae, al fine di intervenire successivamente”.

Un’istituzione molto criticata

Che il monopolista degli emolumenti che chiunque usi musica coperta da copyright deve pagare sia tra le istituzioni più criticate d’Italia è cosa risaputa: accuse di scarsa trasparenza nella ripartizione tra gli autori dei fondi raccolti, di vessazione nei confronti dei privati che organizzano feste e matrimoni, o addirittura da parte di organizzatori di eventi di beneficenza. Ma la vera sfida che sta mettendo in moto un meccanismo di indebolimento del monopolio è stata lanciata negli scorsi mesi da Soundreef, una società emergente (con sede in Inghilterra) che ha già strappato alla Siae degli artisti pop molto famosi come Fedez e Gigi D’Alessio e un pilastro dell’hip hop indipendente italiano, Kento.

Il rapper Kento: perché ho lasciato Siae

Il rapper racconta al Test Salvagente: “Sicuramente l’esigenza di trasparenza e chiarezza è stato uno degli elementi fondamentali che mi ha spinto a rinunciare a farmi rappresentare dalla Siae, insieme al fatto che non ho mai apprezzato l’odioso sistema del “voto per censo” (in assemblea soci un voto a testa più un voto per ogni euro guadagnato, ndr)”, e sulla Siae aggiunge: “Da molte parti si sente parlare di una riforma: vedremo se e in che misura verrà attuata. Al momento, onestamente, rimango molto dubbioso. Una cosa è certa: l’azione che io e altri artisti abbiamo compiuto in questi ultimi mesi è servita, se non altro, come stimolo alla discussione e alla riflessione da parte dell’opinione pubblica. Ciò che succede ai musicisti e agli autori non riguarda solo loro, ma impatta tutto il paese dal punto di vista della produzione e della vivacità culturale”.

Guido Scorza: “Il monopolio crea inefficienza”

Guido Scorza, avvocato e Presidente dell’Istituto per le politiche dell’innovazione, assiste Soundreef ed è un convinto sostenitore dell’apertura del mercato per due ragioni: “Innanzi tutto per una questione di efficienza versus inefficienza. È abbastanza normale che il monopolista in qualsiasi mercato, dopo 130 anni, si metta a sedere, senza concorrenza. I bilanci di Siae degli ultimi anni ormai raccontano che è una società assolutamente inefficiente, in maniera strutturale, e sembra logico pensare che parte di questa inefficienza sia dovuta al fatto che non ha bisogno di essere più efficiente. Naturalmente lo stesso vale anche per le altre collecting che si affacceranno sul mercato”.

Anomalia in Europa

L’altro problema, secondo Scorza, risiede nell’anomalia rappresentata da Siae in Europa, “Non solo per una questione legislativa, ma anche perché è l’unica collecting che raccoglie diritti di ogni genere, dalle festa privata, alla lirica, passando per la musica leggera e i libri. Siae non è in condizione di fare gli interessi di tutti i soggetti che è chiamata a rappresentare tutti quelli che è chiamata a rappresentare, 80mila persone. Non riesce – continua l’esperto di diritti d’autore – a rappresentare in maniera corretta posizioni che sono diversissime”. Bisognerà vedere se l’apertura del mercato comporterà minori problemi non solo per gli autori ma anche per i fruitori di musica. Se i competitor permetteranno formule meno rigide, ad esempio lasciando non pagare i diritti agli organizzatori di concerti di beneficenza, se c’è il consenso del cantante. Oggi non manca chi si sente quasi “vessato” dalla Siae, per eventi non commerciali: “Quello – commenta Scorza – è probabilmente figlio del fatto che essendoci un solo soggetto sul mercato, alla fine questo dovrebbe essere teoricamente solo un rappresentate di interessi, un soggetto di diritto privato, e finisce per essere visto allo stesso tempo anche come il poliziotto, come ente pubblico. L’autore se vuole regalarti la musica, con i diritti Siae non lo può fare, con un’altro potrebbe farlo”.

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La Siae intanto lancia il borderò on line

La Siae sente i venti di tempeste alzarsi e non sta ferma ad aspettare il suo destino. Pochi giorni fa ha annunciato che dal 1 luglio sarà attivo il servizio di borderò on line (che fa parte di un’opera di digitalizzazione della Siae dal costo di 16 milioni di euro): uno sportello sul web che permetterà di compilare e inviare il borderò per ogni tipo di evento senza passare dalla faticosa trascrizione su un documento cartaceo da recapitare alla sede più vicina. E quello della digitalizzazione è un passo che andrà spinto a livello legislativo anche nel caso dell’apertura del mercato, come sottolinea Guido Scorza: “Andrebbe accompagnato da un intervento pubblicistico molto forte anche attraverso le tecnologie. Resta in piedi in maniera corretta solo in un sistema nel quale, magari la presidenza del Consiglio predisponga un tabellone con scritto ‘questo è il brano e appartiene a questo autore’, che in maniera del tutto automatizzata ti dice come comportarti. Solo così si può evitare la paralisi”. Si provi solo a immaginare la confusione per un Dj che debba compilare il borderò con artisti legati a due, tre, anche quattro società di diritti d’autore diverse. Scorza si dice fiducioso sul fatto che entro 6-8 mesi si porterà a termine un riordino del settore, ma “Non tanto sicuro che si vada in direzione della liberalizzazione, lì bisognerà vedere se si passa dalle parole ai fatti”.